Chi o cosa determina ciò che è giusto?

di Yvan Rettore. Chi o cosa determina ciò che è giusto? La libertà ha senso soltanto quando acquisisce una dimensione sociale.

Sono i totalitarismi che impongono concetti arbitrari di ciò che è giusto e sbagliato, ledendo la libertà degli individui e creando una società di oppressi.

Invece, la libertà inserita in un contesto comunitario fatto di doveri e diritti (accettati come pilastri di una società civile da tutti i suoi membri) significa agire in modo tale da non violare questi ultimi né su un piano individuale, né su un piano collettivo, onde non causare danni né all’uno, né all’altro.

È in una simile dimensione duale che si definisce di volta in volta ciò che è giusto e ciò che è sbagliato fare e quindi la libertà di fare ciò che si vuole in quel contesto.

È esattamente quanto avveniva nelle società dei nativi in assenza di uno Stato ma in presenza di regole e comportamenti da adottare sia per il bene del gruppo che per il proprio.

Un altro esempio analogo più recente è quello rappresentato dalle società curde in cui si è affermato il concetto di un centralismo democratico che ha consentito in ambiti fortemente comunitari di garantire pure un’emancipazione femminile sorprendente (estranea a non poche società mediorientali) e la conservazione di un’identità che altrimenti sarebbe stata annientata dai rispettivi regimi in cui questa etnia si trova sparsa.

Queste esperienze umane sono esattamente agli antipodi di quanto avviene in Occidente in cui appunto la libertà viene definita, espressa e garantita unicamente a livello individuale, in particolare quando viene circoscritta al raggiungimento di un profitto che rimane un concetto del tutto intoccabile e sacro (e per la cui realizzazione è tranquillamente consentito nei fatti trascendere qualsiasi valore umano), mentre su un piano collettivo si riassume in un conformismo che appiattisce ogni forma di pensiero e di intelletto, elementi che dovrebbero costituire il sale di qualsiasi evoluzione di società umana.

Quindi il problema non è la libertà in sé, ma in virtù di come viene concepita e applicata.

E quando si ritrova ad esserlo senza limiti e rivolta soltanto all’ottenimento di un mero tornaconto personale allora ha un effetto distruttivo per l’insieme della società perché appare del tutto svincolata dalla sua dimensione sociale che a quel punto non viene manco considerata, al punto da rendere materiali i rapporti tra ogni singolo soggetto.

 

Fonte: https://yvanrettore.blogspot.com

You may also like...

2 Responses

  1. Mensol62 ha detto:

    Purtroppo gli italiano si sono abituatiu ad una Repubblica monarchica di Caste: Dal quirinale in avanti…

  2. PARACELSUS99 ha detto:

    La Storia, lo sappiamo, è maestra di vita. Ma sa essere anche sottilmente beffarda. Nel giro di poche ore, nella stessa città, Torino, che è stata la prima capitale dell’Italia unita e la sede delle due monarchie che hanno steso la loro benevola mano sul Paese – la Casa Reale dei Savoia e la Real Casa degli Agnelli si è verificata una di quelle misteriose coincidenze significative che, senza alcuna base scientifica, tanto affascinano storici, filosofi, politologi, psicologi (e soprattutto giornalisti). Ma anche la gente comune.

    Giovedì sera John Elkann, ultimo erede dell’impero che fu dell’Avvocato Giovanni Agnelli, è stato indagato a Torino per l’annosa e contorta vicenda dell’eredità di famiglia. E oggi, in un Duomo di Torino blindatissimo, si svolgeranno i funerali di Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia.

    Da Savoia agli Agnelli, da Palazzo Reale a Mirafiori, è per chi lo vuole vedere il tramonto di due dinastie. Che peraltro non si sono mai amate e che, in modi diversi, chi per ragioni costituzionali, chi per ragioni economiche, alla fine hanno abbandonato l’Italia. E così Torino si ritrova orfana delle

    sue monarchie, chiamate – nelle stesse ore – davanti a due diversi ma altrettanto impietosi tribunali. Quello della Morte e quello della Giustizia.
    Invece, per quanto riguarda gli italiani, tutto sommato non cambia niente. Se non sei un Savoia o un Agnelli, sei sempre solo un suddito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *