C’è posta per te! L’Agenzia delle entrate scrive a 35mila contribuenti ‘sospetti’. Ma il Garante blocca le lettere!

Evasione ed elusione fiscale rappresentano, subito dopo corruzione e ruberie varie, i mali endemici dell’Italia che non funziona e che non riparte, la maggiore fonte d’ingiustizia e di disuguaglianza sociale! Considerando che Bankitalia stima in maniera assai prudente l’evasione del Belpaese in oltre 100 miliardi l’anno, e che l’Agenzia delle entrate riesce a recuperarne appena 12, quando va bene, i margini per costringere a pagare chi oggi con il fisco la fa franca ci sono tutti. Il problema è “pizzicare il furbo” che dichiara poco e spende tanto. E allora eccolo l’acchiappa evasori 2013: il redditometro! 
E, di fatto, è partita, seppure timidamente, la caccia agli evasori fiscali, che dichiarano redditi da terzo mondo, ma campano come nababbi.Gentile contribuente, abbiamo rilevato dei dati apparentemente non compatibili con il reddito dichiarato…”, inizia così la lettera che l’Agenzia delle entrate si appresta a inviare a 35 mila contribuenti che hanno fatto accendere la spia del redditometro. Dopo anni di polemiche, test e “stop and go”, i cervelloni del Fisco sono operativi e pronti a smascherare i furbi! Sono oltre 35mila le “lettere di chiarimento” inviate a coloro ai quali verrà richiesto da parte dell’Agenzia delle Entrate di spiegare entro 15 giorni dal ricevimento della segnalazione come diamine abbiano fatto nel 2009 a pagare mutuo, rate della macchina, vacanze extralusso, rette di scuole private, ristoranti, palestre e massaggi a fronte di certi redditi. 
I contribuenti chiamati a “chiarire” la loro posizione esattoriale saranno coloro per i quali al fisco risultano spese che superano il 20% del reddito dichiarato. In questo caso sono “sospetti evasori”, e verranno trattati di conseguenza: prima la lettera dell’Agenzia delle Entrate, quindi il “chiarimento” e la “giustificazione” del contribuente che, se viene accolta, chiude l’istruttoria, altrimenti scatta l’accertamento fiscale. Se al ricevimento della lettera non si risponde entro il termine previsto – o si risponde senza prove documentali o testimoniali – allora ne arriverà un’altra, quindi un invito al “contraddittorio” e poi scatterà l’accertamento vero e proprio, infine le sanzioni. L’Agenzia, al termine, redige un atto finale di definizione e scrive in calce quanto il contribuente dovrebbe versare. Se si paga entro 60 giorni le sanzioni vengono ridotte di un terzo. Altrimenti scatterà la notifica e l’ufficio fiscale dovrà spiegare perché le giustificazioni non sono credibili. Poi si finisce davanti ad un giudice. Il sistema, apparentemente, è abbastanza semplice: confronta i redditi dichiarati con le spese accertate. Se, per esempio, si guadagnano 1000 euro ma ci sono fatture e scontrini per spese superiori ai 1200 euro allora scatta il controllo e il famigerato “contraddittorio” con l’Agenzia delle Entrate. Per pizzicare il furbetto che dichiara poco e spende tanto, il cervellone elettronico del Fisco incrocia i dati prelevati da alcune decine differenti di banche dati. Poi li confronta col reddito dichiarato. Per non fare la stessa figuraccia che il governo Monti fece con gli “esodati” e quindi evitare possibili svarioni numerici, ci si è tenuti bassi nello sfornare il numero dei possibili, ipotetici furbacchioni. Si comprende così come mai la platea dei sospetti evasori sia tanto modesta: solo 35mila sospettati a fronte di 40 milioni di contribuenti. Pertanto i famigerati 35mila che riceveranno la letterina del Fisco rappresentano i casi più eclatanti di incongruenza. Ovvero quei signori che hanno dichiarato 100, ma che poi, è certificato, abbiano speso mille, se non di più.

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IL GARANTE BLOCCA IL REDDITOMETRO. Stop del Garante della Privacy alle lettere dell’Agenzia delle Entrate che invitano i contribuenti al contraddittorio. E’ stata avviata l’istruttoria per verificare le modalità con cui sono stati individuati i potenziali evasori e sono state calcolate le relative spese sostenute. Il Garante sta inoltre verificando se i dati presenti all’interno della banca dati dell’Anagrafe tributaria siano o meno congrui e dunque di qualità, non essendoci un metodo standard di raccolta e classificazione degli stessi. Verrebbe quindi messa in discussione anche la Circolare dell’Agenzia dell’Entrate n. 24/2013 la quale afferma che i contribuenti sottoposti a verifica e contraddittorio sarebbero stati selezionati esclusivamente sulla base di “elementi certi”. Il blocco del Garante arriva dopo numerose sentenze delle Commissioni tributarie che avevano già dichiarato lo strumento di verifica illegittimo, non solo a causa della violazione della privacy del contribuente ma anche perché si basava anche su medie ISTAT che potevano non corrispondere alla realtà. Bisognerà attendere almeno fino alla metà di ottobre per sapere se il Garante deciderà se dare o meno il via libera. (fonte lastampa.it)

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