C’è nel Paese chi ancora crede in un’Italia migliore!

C’è una buona fetta di italiani, votata alla rassegnazione e all’indifferenza, che di politica non vuole proprio più saperne. E come dargli torto? Hanno votato tutti, li hanno provati tutti, bianchi, neri e rossi, senza che nulla mai cambiasse in questo Paese, vecchio e corrotto, dove non funziona più niente, neanche il semaforo sotto casa che lampeggia come una luminaria natalizia. E di fronte all’impotenza democratica di poter cambiare le cose con il voto, nè tantomeno con la forza dei forconi che non rientra proprio nel dna degli italiani, questa parte di popolazione si è rinchiusa in se stessa, nel proprio ‘orticello’, pensando solo ai fatti propri, confidando soltanto su mezzi e forze proprie per tirare a campare. E, ad onor del vero, c’è chi ci riesce anche abbastanza bene. In linea di massima sono persone che godono di un certo benessere economico, che non stanno a busta paga, che il prezzo delle loro prestazioni lo fanno da sè e che quando la scuola pubblica non funziona mandano i figli a studiare all’estero, che preferiscono alla sanità di Stato quella privata, che se gli autobus non passano mai si spostano col suv. Costoro si sono letteralmente blindati dentro il proprio ‘orticello’ affidando le relazioni esterne con il Paese-Italia a studi legali, professionisti e tecnici che gli risolvono ogni sorta di problema.
Poi c’è un’altra fetta di popolazione, la stragrande maggioranza degli italiani, che ancora riesce a tirare a campare con lo stipendio o la pensione che gli viene corrisposto a fine mese. Il cosiddetto ceto medio, che s’incavola di fronte ad un imprevisto – il meccanico, il dentista, l’idraulico – perchè gli mette in crisi il bilancio familiare, ma che tutto sommato ancora ce la fa a tirare avanti, e seppure camminando sul filo del rasoio, magari con un cinema in meno, un sabato sera in pizzeria e tutti gli altri davanti alla tv, gli va bene pure così. Questi italiani stanno alla finestra a guardare come va a finire, come si mette la situazione, ma l’idea d’impegnarsi in prima persona per tentare di cambiare questo brutto andazzo, tutto e solo italiano, non gli passa neppure per l’anticamera del cervello, perché in fin dei conti gli sta bene anche così.
Infine ci sono gli indigenti, coloro che non hanno una casa e un lavoro, ma che tengono famiglia, e tra riffe e raffe trascorrono la maggior parte della loro esistenza cercando qualcosa da mettere in tavola. E sono talmente impegnati fisicamente e mentalmente a racimolare qualche euro che non gli resta più nessuna energia da spendere per cercare di cambiare il Paese.
Insomma, la stragrande maggioranza del popolo italiano sta bene così come sta e tutto sommato, all’insegna del tanto sono tutti uguali, tra un lamento in casa ed un commento al bar, questi politici gli vanno pure bene, tanto, poi, una volta che arrivano lì, rubano tutti!
E allora a proposito di luoghi comuni e di frasi fatte come è vero che non si può fare di tutta l’erba un fascio, così pure è altrettanto vero che una rondine da sola non fa primavera. C’è nel Paese chi ancora crede in un’Italia migliore e di poter cambiare le cose. Ma uno sparuto gruppo di italiani responsabili e incazzati contro ‘il sistema’ non può da solo riuscire a cambiare un intero Paese. Fare finta di niente per costoro è impossibile, la rassegnazione non rientra nel loro modo di pensare e continuano a lottare per un’Italia migliore. Gli italiani tutti, sanno bene chi sono costoro, come conoscono altrettanto bene coloro che hanno portato la nazione allo sfascio. Non si chiede a nessuno di prendere i forconi, ma solo di saper distinguere gli uni dagli altri.

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