Aspettando il reddito di cittadinanza, migliaia di assunzioni nella P.A.

di Redazione. La disoccupazione è uno dei problemi endemici del nostro paese. E come intende risolverlo il governo del cambiamento? Molto democristianamente, non cambiando proprio un bel nulla, ma facendo come e peggio di prima, quando per calmierare la mancanza di lavoro si facevano concorsi pubblici a gogo.

Così, oggi come allora, il governo – attese le farraginosità dell’istituendo reddito di cittadinanza – intende assumere migliaia e migliaia di disoccupati nella Pubblica Amministrazione – la voce in bilancio che molti vorrebbero tagliare in quanto ‘spessa improduttiva’ e fonte che alimenta incessantemente il debito pubblico – e nei futuribili Centri per l’impiego – istituiti per impiegare un pò di gente che a sua volta dovrebbe ‘lavorare’ per cercare ad altri disoccupati quel lavoro che non c’era neppure per loro!
Ma va da sé che quando lo Stato assume centinaia di migliaia di dipendenti pubblici il Pil s’ammoscia, la crescita s’abbioscia, il debito pubblico sale e le tasse lievitano di pari passo.
E chi produce, chi crea ricchezza e posti di lavoro, ovvero chi intraprende rischiando ogni giorno sulla propria pelle, non ci sta e inizia a “perdere la pazienza”!
Tremila imprenditori sono arrivati da tutta Italia a Torino per la manifestazione organizzata per sollecitare il rilancio delle infrastrutture a partire dalla Torino-Lione. Presenti dodici associazioni d’impresa, che complessivamente rappresentano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil.
All’incontro ‘Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa’ ci sono i presidenti nazionali di Confindustria, Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio, Cna e Agci.
“Se siamo qui – ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – è perché la nostra pazienza è quasi limite, per mettere insieme 12 associazioni tra cui alcune concorrenti tra loro. Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, qualcuno si dovrebbe chiedere perché. La politica è una cosa troppo importante per lasciarla solo ai politici”.
Il messaggio è forte e chiaro: “Sì alla Tav Torino-Lione, perché le infrastrutture sono un’idea di società, includono, sono un’idea di visione del Paese, centrale tra Europa e Mediterraneo, aperta a est e a ovest. Siamo contro questa manovra perchè non ha nulla di crescita“.
L’affondo di Boccia poi è diretto al presidente del Consiglio: “Se fossi in Conte chiamerei i due vicepremier e direi loro di togliere 2 mld l’uno e due l’altro. Se nessuno dei due volesse arretrare mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare”.
E ancora: “La promessa per Di Maio è che se ci convoca tutti e 12 non lo contaminiamo, il consiglio a Salvini, che ha preso molti voti al nord, di preoccuparsi dello spread perché le imprese se ne preoccupano e il contributo al premier è che questa manovra vale 41 mld di cui 18 per pensioni e reddito di cittadinanza. Per quattro mld appena evitiamo la procedura di infrazione“.

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