Aborto. Eutanasia. Fine vita. Testamento biologico. Un unico filo nero.

di Adolfo Treggiari. Bisogna andare all’estero per morire dignitosamente, non solo per cercare lavoro e vivere decorosamente. Questa è la realtà dell’Italia che è sempre in fondo alle classifiche dei Paesi civilizzati. Su tutti i temi che riguardano la persona umana è sempre la stessa storia. Sull’aborto, approvato dopo anni di lotte e due referendum è un boicottaggio continuo che ancora impedisce la piena attuazione di una legge dello Stato. Sull’eutanasia, oggetto di infinite discussioni ma mai di proposte di legge.

Sul fine vita e il testamento biologico che si trascinano in Parlamento da tempo immemorabile. Perché ci si domanda, perché non riusciamo mai ad adeguarci al progredire dei costumi, delle sensibilità, delle normative, come avviene in tanti Paesi? Ebbene c’è un’unica risposta, un filo nero che lega tutti gli argomenti. E si chiama Chiesa cattolica o, se preferite, gerarchie ecclesiastiche che, pur avendo perso potere e fedeli e voti elettorali, riescono ancora a condizionare e ricattare alcuni partiti politici. Il punto dottrinale è che la Chiesa non ha mai accettato la ‘teoria di Darwin’ pur confermata da scoperte archeologiche, astronomiche e scientifiche. Per il cattolicesimo l’uomo non è padrone della sua vita perché gli è stata donata da Dio e solo lui può toglierla. È l’antica teoria creazionista che prende alla lettera la versione biblica della creazione del mondo e dell’essere umano, avvenuta in sei giorni. Libera la Chiesa di credere in ciò che vuole, ma non di imporre la sua visione a tutti, cattolici e non. Non è più tempo di Medioevo anche se i Vescovi non se ne sono accorti.

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