Pensioni e stipendi troppo bassi. Paese più povero e depresso, altro che crescita e ripresa!
dalla bolla finanziaria alla bolla lavorativa. La proposta Nannicini opera una sorta di redistribuzione della ricchezza tra appartenenti alle stesse fasce sociali. Il genitore che va in pensione anticipatamente con penalizzazioni lascia il proprio lavoro al figlio che verrà assunto con retribuzioni più basse, con un contratto di lavoro con meno tutele e con sgravi contributivi, divisi equamente tra lui e il suo datore di lavoro, che in prospettiva gli garantiranno una pensione comunque misera. La prima ipotesi prevista da Nannicini, uscita anticipata su base volontaria, ha la funzione di creare le nonne e i nonni di servizio in previsione di un ulteriore abbattimento del welfare; la seconda ipotesi ha la funzione di aiutare quei lavoratori che vengono posti davanti l’alternativa perdere il lavoro e fare i disoccupati o andare in pensione seppure con una pensione ridotta; la terza è una sorta di ammortizzatore sociale, conserva l’apparenza di volontarietà ma di fatto potrebbe essere una scelta obbligata per evitare conseguenze peggiori dovute ai processi di riorganizzazione produttive legate alla finanziarizzazione dell’economia; mi riferisco a quelle situazioni sempre più comuni per le quali la riorganizzazione aziendale è legata più al miglioramento delle performace dei titoli in borsa che ai livelli qualitativi e quantitativi dei servizi o dei prodotti offerti. Il contesto sociale ed economico è tale per cui sia coloro che andranno, in un modo o nell’altro, in pensione che coloro che verranno assunti, godranno di pensioni e retribuzioni basse che produrranno l’ulteriore impoverimento del sistema sociale. Gli effetti di questo ulteriore impoverimento si tradurranno in contrazione della domanda interna, stagnazione economica, minore gettito fiscale per lo Stato. I maggiori costi di tutto questo saranno a carico proprio di quelle classi sociali oggetto di riduzione di salari e pensioni, che si vedranno costrette ad acquistare beni su mercati oligopolisti, non più riconosciuti come diritti: previdenza, salute, istruzione. Altro che crescita e ripresa. Il problema pensioni attiene politiche redistributive e di investimenti. Sono convinto che pur in presenza dei vincoli di bilancio imposti dal Patto di Stabilità sia possibile operare con politiche redistributive e di investimenti. Questi sono due compiti di stretta competenza statale. Il problema è che manca un governo capace di tutelare gli interessi dei cittadini e preferisce quelli degli azionisti e dei manager degli oligopoli finanziari, detti in modo diverso delle lobby. La proposta Nannicini che il governo farà sicuramente propria risponde completamente all’esigenza di una riorganizzazione del nostro sistema in funzione del mercato che produrrà la redistribuzione della ricchezza dalle fasce socialmente ed economicamente più deboli al ceto sociale più ricco. Un tale principio distributivo non solo mina la ripresa economica, ma con essa il sistema Democratico e il patto fondamentale sul quale si regge un sistema sociale e cioè quello tra generazioni.
Cosa sono stati i fascisti? La risposta è semplice: i fascisti sono stati violenti spacciatori dell'illusione di fare dell'Italia una…
Grazie anche alla nostra Magistratura che NON FUNZIONA
Purtroppo in ITALIA chiunque sbarchi, senza aver versato un solo EURO: ha diritto all'Assistenza,... e questi servizi costano. Di gratis…
Il Sig.GRILLO ha creato il M5S e lui stesso lo ha distrutto con le sue mani. Dovrebbe imparare da statisti…
...guarda caso nessuno è stato antifascista per tanti anni, lo sono diventati tutti all'indomani della caduta di Benito Mussolini: a…