Il caso Ilva.
di Giacomo Nigro. Con il rispetto non ipocrita che si deve a Taranto e al territorio pugliese nel raggio di almeno cinquanta chilometri dal centro del siderurgico tarantino, il punto di vista del Giudice che ieri si è espresso non basta. Occorre il punto di vista dello storico.
“Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità – ha detto Nichi Vendola dopo la sentenza -. E’ come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”.
Personalmente resto profondamente colpito nel mio credo politico, Sinistra, Ecologia e Libertà si chiamava il Partito a cui ho creduto. La trasformazione economica operata dal Presidente Vendola della Regione Puglia, da ancora oggi buoni frutti. Non posso credere che la seconda parola dell’insegna: “Ecologia” sia stata così clamorosamente tradita da Nichi. Sicuramente, in appello, sarà dimostrato l’errore di questa sentenza nei confronti della politica di Vendola. La famiglia Riva intanto sembra pagare per tutti compresi i manager di Stato Italsider che a suo tempo hanno posto le basi per la distruzione di un vasto territorio.
Emesse quattro nuove condanne nei confronti dello Stato italiano a causa delle emissioni dopo i ricorsi presentati fra il 2016 e il 2019 da alcuni dipendenti e 200 persone residenti fra Taranto e la provincia. “Poche informazioni sul piano ambientale, c’è il rischio che il pericolo sussista ancora”