8 racconti fantastici.

di Emanuela Del Zompo. Enrico Vanzina firma la prefazione di 8 racconti fantastici, romanzo di Gualtiero Serafini e Margherita Lamesta Krebel.

Presentazione personale e professionale.

MARGHERITA LAMESTA KREBEL si è laureata in Lettere (Sapienza). Ha seguito degli short seminaries con V. Cerami, S. Cecchi D’amico, Furio e Giacomo Scarpelli. È giornalista critica di cinema, teatro, arte e moda per quotidiani riviste e testate on line. Ha vinto 2 borse di studio, una anche per l’estero. Nel suo percorso ha seguito un seminario universitario a numero chiuso con ordinari di Sapienza e Sorbonne. È stata relatrice per Lezioni d’Autore in LUMSA un ciclo di lezioni ideate dal prof. E. Lonero.

Come attrice ha avuto Maestri del calibro di Giorgio Strehler, Bruce Myers e Peter Brook, Greta Seacat (la coach di F. F. Coppola), Peter Stein, Giorgio Albertazzi, Terry Taylor e Bill Wyman dei Rolling Stones. È stata protagonista in più occasioni fra cui si ricordano: un’Antigone versione Brecht/Living per la regia di Cathy Marchand, l’edizione del Premio Int.le Mondello con Andrea Camilleri, i Ritratti di Poesia con Paola Gassman e Monica Guerritore, una sit-com per la BBC educational e il thriller Egonìa diretto da Gualtiero Serafini con il quale ha scritto i corti Green e Io, Plastica da lui diretti.

Il suo libro d’esordio è AUDREY HEPBURN immagini di un’attrice (ed. Tabula fati 2017) vincitore nel 2018 di due premi, di cui uno internazionale patrocinato dall’Unicef. La pubblicazione riceve i ringraziamenti e l’apprezzamento di Gianfranco Ravasi e Sergio Mattarella, oltre all’attenzione di Vincenzo Mollica e Billy il vizio di leggere, del TG5, di Rai Radio 3, SKY Cinema, Radio Vaticana, Isoradio e delle principali testate.

Infine, durante i suoi tre anni spesi con l’Arma dei Carabinieri come maggiore della riserva selezionata ha ricevuto un Encomio Solenne per la Comunicazione a firma dell’attuale Segretario Gen.le della Difesa, Luciano Portolano.

GUALTIERO SERAFINI Docente di sceneggiatura. Autore di 4 libri: 2 romanzi e 2 testi didattici. Ha all’attivo 3 lungometraggi: soggetto a quattro mani di Hyde’s Secret Nightmare (regia di Domiziano Cristopharo); sceneggiatura di Incontriamoci (regia di Francesca Marcone); sceneggiatura e regia Egonìa (produzione UK) su Amazon Prime USA e UK (Selezione Ufficiale alla V Edizione di “Fuorinorma” Festival del cinema sperimentale).

Scrive e dirige numerosi corti su tematiche sociali, tra cui: Io, plastica (Selezione Ufficiale al Tulipani di Seta Nera – RAI; Selezione Ufficiale all’International Fest “Roma Film Corto”; Selezione Ufficiale al Metropolis FilmFest); Buy buy (Menzione d’Onore al Latina Independent Film Festival); Eat (Selezione Ufficiale all’International Short Film Fest “accordi@DISACCORDI”); Green (Out of Competition al ITFF e ICSFEE Cina).

Come nasce l’idea di “8 Racconti Fantastici”?

Nasce a seguito di una Menzione Speciale al Premio Internazionale “Michelangelo Buonarroti” 2018, ricevuta per il racconto Il Natale di Natale.

Da qui è partita l’idea di prendere in considerazione altre sette festività scelte sul calendario.

Qual è il messaggio dell’opera?

È il tempo il comune denominatore degli otto racconti, il quale potrebbe ricordare anche l’Aleph di Borges, come afferma Enrico Vanzina nella prefazione. È un tempo letto secondo le più accezioni che lo contraddistinguono, con particolare riferimento al Kairòs greco, quel tempo di mezzo bilanciere di un destino, quel carpe diem, quel treno da prendere al momento giusto, se hai l’audacia, la perspicacia e la sensibilità per riconoscerlo. Poi, di volta in volta, ognuno dei racconti porta in primo piano un tema ben preciso: la differenza di classe; l’amore al di sopra di ogni cosa; le fragilità umane; l’importanza delle radici e delle tradizioni, da dove veniamo; lo scontro fra il credere e il non credere, il tangibile e il non tangibile, la fede e la scienza; l’altruismo/sacrificio e la consapevolezza che compiere una buona azione paga sempre; la forza della vita e il non arrendersi mai; la famiglia.

Dove si ambienta il romanzo?

L’ambientazione è volutamente fantasiosa, romanzata, distopica, poiché si vuole accompagnare il lettore verso mondi immaginari e immaginati, desiderati o paventati. L’importante è condurlo sulle ali della nostra fantasia per accendere la sua.

I personaggi ed i fatti raccontati sono totalmente di fantasia o rispecchiano anche la realtà?

Quando si scrive, ci si lascia sempre ispirare dalla realtà. Può essere una realtà vissuta, oppure raccontata, o di cui si è spettatori passivi. Insomma, pezzi di realtà scelti per aprire un dialogo con il lettore, lasciandoci guidare dalla nostra fantasia per agganciarlo e condurlo sui binari della sua. Perciò, ogni romanzo è sempre il frutto di un collage fra realtà e finzione. In questo caso, però, lo dice il titolo stesso, la finzione è presente in una percentuale molto alta.

Si pensa già ad una sceneggiatura per un film o una serie?

Ci stiamo lavorando. Questo libro ha un taglio cinematografico, perciò vi si presterebbe per sua stessa natura. Per stile, ritmo e trama, infatti, questi racconti hanno un potenziale che li avvicina molto alle moderne serie Netflix o Prime, sul genere di Black Mirror, per intenderci.

C’è tra i personaggi quello/a con cui vi potreste identificare?

Probabilmente il racconto Gloria (Ferragosto) trova nei due personaggi l’alter ego incrociato dei due autori, ma si tratta sempre di personaggi tratteggiati dalla fantasia. Sicuramente, però, è questo il racconto che meglio esplicita la doppia visione cristiana/ateo-scientifica ed è quello che fa toccare con mano l’immaginaria esplorazione – e forse l’esistenza – di mondi paralleli. È il racconto più vicino alla teoria delle stringhe e al multiverso.

La prefazione di Enrico Vanzina: perché avete pensato a lui per la scrittura?

Perché Enrico Vanzina oltre ad essere un uomo di cinema, per mestiere proprio e per tradizione familiare, è anche un validissimo e premiato romanziere. Ci piaceva relazionarci a qualcuno che racchiudesse in sé la doppia anima del letterato e dell’uomo di cinema. Inoltre, la sua scelta per la prefazione e la scelta della preside emerita della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università LUMSA, Maria Grazia Bianco, per firmare la presentazione, un nome noto nel mondo culturale e universitario, ci è piaciuta perché abbiamo voluto mettere insieme due posizioni all’apparenza distanti: il mondo laico e moderno del cinema con il modo spirituale, più antico, che è quello accademico rappresentato, nel caso specifico, da un’esponente dell’università proveniente dalle file del mondo ecclesiastico. La professoressa Bianco è una suora.

Come è stato lavorare a 4 mani a questo progetto?

Challenging.

È stato come portare avanti una tesi, poi un’antitesi – per parlare della posizione di ognuno – fino ad arrivare a una sintesi, come in un’architettura di pensiero hegeliano. Una sintesi che ha trovato il giusto punto di mediazione e incontro fra le due posizioni iniziali: l’incontro-scontro tra scienza e fede, mondo moderno e mondo letterario/accademico, l’uomo e la donna, il senso pratico, diretto e visivo, con quello più sfumato ed emotivo.

Chi lo ha già letto ci ha anche confermato di aver percepito nella lettura la presenza di una doppia mano, una doppia mano che ha conferito ricchezza al ritmo e alle sfumature tonali dello scritto.

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