10 anni fa la caduta di un Dio: Lance Armstrong.

di Alberto Sigona. Esattamente 10 anni fa il Mondo del Ciclismo e dello sport venivano scossi da un terremoto senza precedenti, destinato a segnare un’epoca. Ecco come commentai nell’occasione l’incredibile squalifica comminata all’americano Lance Armstrong, privato di ben 7 Tour de France.

È clamoroso: l’ex ciclista americano Lance Armstrong privato di 7 Tour de France per doping! Da emblema della vittoria a simbolo del marciume che ha coinvolto il pedale nel Terzo Millennio!

UN MITO AL CONTRARIO

Un dramma sportivo senza precedenti, un terremoto che sconvolge un’epoca! Per le due ruote un colpo durissimo!

INAUDITO: IL RE E’ NUDO!

Un dramma sportivo senza precedenti, un terremoto che sconvolge un’epoca!!! Lance Armstrong è stato privato dall’UCi (su richiesta dell’Usada, a termine di approfondite indagini) di tutti i 7 Tour de France vinti a cavallo fra il 1999 ed il 2005, quando riscrisse la storia del Ciclismo, ed in special modo del Giro francese, entrando nella leggenda dello sport all time andando a vincere la Gran Boucle sette volte di fila come non era riuscito mai a nessuno. Coi suoi trionfi aveva contraddistinto un’epoca, si era elevato sul colle del Mito, suscitando in tutti noi stupore ed ammirazione. Il cowboy in giallo in Montagna era semplicemente imbattibile, senza rivali. Certo, non doveva misurarsi con colossi delle due ruote come sarebbero potuti essere i vari Merckx, Bartali, Coppi, Indurain, Anquetil, Hinault…ma 7 TOUR non si vincono per caso, ed erano quindi riconducibili ad una classe immensa. La sua figura era sensazionale, e malgrado i suoi successi fossero stati ottenuti in tempi di scandali doping a go-go, nessuno mai si sarebbe sognato di fare illazioni o pensieri maldestri. Invece, un po’ come successo alla stella dell’atletica Marion Jones, dopo esser trascorso qualche anno da queste pagine leggendarie, quando ormai la storia s’era cristallizzata nel Mito, ecco accadere quello che mai ti saresti aspettato ed augurato per il bene dello sport. Si viene a scoprire come il mito sia in realtà una bolla di sapone, che ci siamo esaltati per nulla, che siamo stati presi in giro sin dentro la nostra anima, dissacrati nello spirito e nella passione. In un solo colpo tutte le vittorie si scoprono essere enormi falsità. INAUDITO!!! Il castello innalzato dal presunto eroe era stato posto su fondamenta di pasta frolla. È bastato un soffio di vento più malandrino del solito per fa venir fuori il marcio che si celava dietro cotanto splendore. Eroe? Ma quale eroe! Qui si tratta piuttosto di celebrare il funerale di un’epoca. Un’epoca in cui il doping e l’inganno in generale l’han fatta da padrone.

BYE BYE CREDIBILITA’

Tante, troppe vittorie revocate ed assegnate a tavolino hanno minato la credibilità del sistema, tanto da chiederci: ma gli atleti sono tutti dopati? Lo sport è un’enorme business senza freni e scrupoli? Si è ridotto ad una mera mercificazione dove si mette in vendita anche la dignità degli atleti e dell’umanità? Come faremo d’ora in poi a gioire serenamente, senza riserve, per una vittoria? Chi ci assicura che fra dieci anni non venga fuori la macabra realtà di turno? Chi ci garantisce che nel 2020 non scopriremo che i records di Phelps siano stati taroccati? O che gli exploit di Bolt siano stati falsati magistralmente? La vicenda Armstrong ha ferito il nostro sport, ma anche la nostra passione. Una ferita che faticherà a rimarginarsi, specie se puntualmente ci pensa un nuovo immancabile caso di frode sportiva a riaprirla. Che senso ha ormai seguire una gara, emozionarci per una prodezza per la quale non si avrà mai la certezza che sia stata ottenuta con l’inganno, magari da un atleta che ha fatto del doping il suo unico credo? Che senso hanno queste vittorie a tavolino decise non sul campo ma in aule di tribunali? Se possono andare in fumo ben 7 Tour de France, che ne sarà di una semplice medaglia olimpica? Un tempo le squalifiche erano ristrette nel campo di gara, e riguardavano scorrettezze tecniche. Adesso sconfinano in ambiti extrasportivi. E l’eccezione sta diventando una triste abitudine.

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