Vent’anni di interventi militari nei paesi musulmani: non è ora di smetterla?

di Attilio Runello. Negli ultimi venti anni sono stati numerosi gli interventi militari in paesi musulmani. In nome di una esportazione della democrazia prima e delle primavere arabe poi.

Si è intervenuto in Afganistan, Iraq, Libia, Siria. In altri paesi si è intervenuti indirettamente: per esempio in Egitto.

Negli anni novanta gli interventi non erano volti ad abbattere un regime, ma a risolvere situazioni di crisi, anarchie, vuoti di potere e conflitti. Si era intervenuto nella ex Jugoslava, in Somalia, in Kuwait.

Ricordiamo sommariamente che in Afganistan si era creato un regime odioso, ma stabile. Lo stesso in Iraq, dove si è creato una situazione di instabilità non ancora risolta e dove si era inserito l’Isis, regime peggiore di quello di Saddam. In Libia abbiamo abbattuto Gheddafi, un dittatore ma abbiamo creato una situazione di guerra  civile. In Siria la guerra civile dura da dieci anni ed ha prodotto milioni di profughi per abbattere un dittatore che alla fine l’ha spuntata.

In Egitto Obama aveva chiesto ai militari di farsi da parte e indire elezioni. Le elezioni erano state vinte dai fratelli musulmani, organizzazione fondamentalista che rischiava di creare molti problemi. I militari sono ritornati al potere.
Negli anni Novanta invece l’intervento in Bosnia è servito a fermare una pulizia etnica. In Somalia lo stato si era disciolto. Si era andato per ricostruirlo, ma senza successo.

Il Kuwait era stato invaso da Saddam e si rischiava di rompere l’equilibrio in Medioriente, un equilibrio che si basa proprio sull’esistenza di molti stati.

Dopo l’esperienza in Afganistan, conclusasi con una disfatta, forse è l’ora di limitare gli interventi a quelle situazioni che rischiano di minare gli equilibri internazionali, come si è fatto combattendo l’Isis.
Il rispetto di diritti umani e delle donne deve essere una crescita interna a questi paesi, che a volte c’è sia pure non con i nostri tempi.

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2 Responses

  1. carlo rm ha detto:

    Sono d’accordo con Riccardo. L’Italia dovrebbe trovare una sua identità e percorrere una sua politica estera, ma purtroppo dipendiamo totalmente da tutti e soprattutto dagli Stati Uniti, cui siamo legati da un debito inestinguibile: la liberazione dal nazi-fascismo!

  2. Riccardo ha detto:

    Quando l’Europa imparerà a dialogare con i paesi musulmani e a rispettarne usi e costumi forse tutto il mediterraneo troverà pace e sviluppo. Finché seguiremo gli USA e le loro politiche criminali perderemo miliardi di aiuti e vite umane e lasceremo quei paesi nel caos e in mano agli estremisti. Le guerre in Iraq, Afghanistan, Libia , Siria, Yemen e Palestina ci dovrebbero fare vergognare. Miliardi buttati in armamenti per arricchire gruppi di poteri criminali e altissime perdite di vite umane per niente.
    Negli ultimi 25 anni tutte quelle zone di guerre hanno visto peggiorare la loro situazione economica e sociale. Gli unici a trarne beneficio, ripeto, sono i delinquenti che vendono armi che siano Stati o gruppi di affaristi. L’Italia deve imparare a stare fuori dalle beghe americane , avevamo ottimi rapporti con tutto il mondo arabo e oggi a forza di seguire le politiche usa e israeliane abbiamo perso molta influenza. Bene che i talebani tornino al governo e la Cina, molto lungimirante, ha messo un’altro tassello per completare la via della seta. E da noi fior fior di idioti , per raccattare voti in più, parlano male del nuovo governo talebano senza sapere ancora niente di come intendono sviluppare la loro nazione, la quale ha già avviato ottimi rapporti con Cina, Russia e altri paesi del Golfo. Noi imbecilli già diamo etichette e non facciamo niente per intavolare discussioni con il governo talebano e con il quale potremmo avere grossi vantaggi dal punto di vista di una cooperazione di sviluppo economico. I nostri piccoli e cialtroni di politici e giornalisti servi evidenziano solo una squallida e becera campagna di accuse e disinformazioni con pregiudizi e preconcetti da emeriti idioti e incompetenti.

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