Unione Europea: cosa bolle in pentola?

di Attilio Runello. La nostra premier si è dichiarata soddisfatta delle decisioni prese in sede europea. Come è noto l’Unione europea è un tavolo di lavoro dove ogni Stato deve condividere i propri interessi con gli altri ventisei

Pertanto nessuno può pensare di vincere sempre e bisogna accontentarsi di soddisfarne una parte.

Ma che cosa bolle in pentola in questo momento?
Grazie a un impegno iniziato da Conte, continuato da Draghi e proseguito dalla Meloni abbiamo ottenuto tramite il PNRR un finanziamento di grande portata. E non bisogna perderlo.
La Meloni ha chiesto controlli meno stringenti
L’Italia non è interessata al provvedimento che vorrebbe lo stop alla produzione di auto con motore termico per il 2035.
Non è interessata nemmeno ai provvedimenti che vorrebbero entro il 2030 case più green.

Il nostro paese è interessato a una suddivisione del carico di migranti che arriva sulle nostre coste. Ha fatto presente che oltre all’aumento dei  flussi si rischia dalla Tunisia un flusso di novecentomila persone. I nostri servizi hanno poi parlato di oltre seicentomila emigranti che potrebbero arrivare dalla Libia. Sembra che abbia ottenuto duecento milioni.

Si chiede un intervento del Fondo monetario Internazionale per evitare che la Tunisia vada in default. Pochi paesi vogliono cambiare gli accordi di Dublino: Grecia, Malta e Cipro.

La Meloni sta chiedendo inoltre che superata l’emergenza del COVID non si ritorni a quella politica del patto della stabilità. I paesi frugali vorrebbero ritornare a quella politica.
Non si vuole però che gli Stati abbiamo piena libertà per sostenere le proprie aziende, perché noi non abbiamo la disponibilità economica a difendere le nostre, se non occasionalmente. La Germania è favorevole.
Infine non abbiamo interesse a inserire le centrali nucleari fra quelle che producono  energia in modo  green, cioè non emettono CO2. La Francia è favorevole.
Esiste poi il nostro desiderio – abbastanza condiviso in sede europea –  a sostenere l’Ucraina con l’invio di armi. La Francia e la Germania vogliono la leadership.
Dunque i dossier aperti sono molti.
Quelli sulle case e le auto sostenuti dalla presidenza svedese prevedono l’approvazione dal Parlamento Europeo e del Consiglio, cioè rappresentanti degli Stati.
L’Italia potrebbe tentare di bloccarli in sede intergovernativa.
In sede eurolandia poi l’Italia vorrebbe che la BCE continuasse a comprare il nostro debito.
Infine esiste l’approvazione del Mes, il fondo salva-stati. L’Italia è contraria e per il momento non lo ha approvato.
L’Italia dovrebbe cercare su un maggiore numero di dossier possibili di trovare una intesa con Francia e Germania che rimangono i paesi di maggior peso e nei quali esportiamo una parte importante dei nostri prodotti.
Con la Francia c’era stato uno strappo, dovuto a una nave di una ONG francese cui noi non abbiamo assegnato un porto. La Meloni grazie a un colloquio con Macron sembra aver ricucito lo strappo. Con la Francia condividiamo un impegno militare nel Sahel e molte partecipazioni in aziende di alta tecnologia.

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