Una ‘pulce’ sull’otto volante: Leo Messi e l’8° Pallone d’Oro!

di Alberto Sigona. Come da copione Leo Messi, questa sera, conquisterà l’8° Pallone d’Oro in carriera. Da oltre 3 lustri la leggenda argentina rimane stabile ed indisturbata sulla cima della gloria…

UN ASSO OTHER CATEGORY.

L’ottavo Pallone d’Oro che l’argentino Lionel Messi conseguirà a fine mese (manca ormai soltanto la consegna ufficiale) è l’allegoria ideale di una carriera, quella della “Pulce atomica”, che nella storia del calcio europeo, e forse Mondiale, non ha avuto eguali. Un percorso sportivo che per l’ex stella del Barcellona sin dal principio è stato…costellato dall’eccellenza nell’accezione più completa e maestosa del termine. In oltre 15 anni il fantasista sudamericano ha pennellato pagine infinite di leggenda del calcio, ergendo la sua effige ai piedi di Pelè – pietra di paragone di chiunque ambisca all’immortalità – l’unico verso il quale Messi si vede costretto a genuflettersi. Il numero dieci dell’albiceleste in quest’arco temporale, con le sue prestazioni d’antan, ha ridato slancio ed imperiosità ad uno sport che da troppo tempo non sfornava gente di categoria divina. L’ultimo immortale other category era stato Diego Maradona, che negli anni Ottanta aveva deliziato il palato delle verdi platee. Il Pibe de Oro aveva rappresentato un piacevole “terremoto” per il mondo del calcio, che negli anni a venire avrebbe vissuto sull’onda dei ricordi delle sue imprese, consolandosi con qualche controfigura ben riuscita, una su tutti il brasiliano Romario, che in parte ne ha ripercorso le orme e le gesta, senza però lambirne le latitudini aliene, quelle, per intenderci, saggiate dai vari Pelè, Crujff, Di Stefano o dallo stesso Diego, ovvero da coloro che anni addietro avevano incarnato il football, proiettandolo su galassie sconosciute ai comuni mortali. Con l’avvento di Messi abbiamo così assistito (era ora!) allo schiarimento di orizzonti extragalattici ormai dimenticati, che negli ultimi anni erano rimasti celati dietro un plotone massiccio di nubi, generate da un coacervo di presunti fenomeni, Neymar in testa, che a detta di molti esperti avrebbero dovuto disseppellire i fasti dell’epoca eroica, salvo poi localizzarne a mala pena lo stampo abborracciato. Messi ha perciò rimesso in moto l’astronave dell’irreale, riportando il calcio in orbite distanti anni luce dalla convenzione, lasciandosi dietro una scia ben più luminosa, densa e duratura di una cometa.

UN SENSO DEL GOL INIMITABILE.

In oltre 3 lustri la Pulce ha riscritto a caratteri giganti la storia del calcio. E lo ha fatto esprimendo una classe cristallina, una tecnica formidabile, esibendosi quasi sempre su livelli sovrumani e con una continuità irreale, specialmente con la casacca catalana, ma soprattutto lo ha fatto con ciò che più di ogni altra cosa eccita la fantasia popolare, ovvero a suon di gol, gonfiando le reti altrui un’infinità di volte, sfiorando i limiti delle possibilità umane. Basti pensare che su 897 partite di club ha iscritto il suo nome nel tabellino marcatori ben 726 volte, alla media, assurda per i tempi attuali, di 0,80 reti a partita. Una percentuale che sarebbe persino più eclatante se non si tenessero in considerazione i primi anni, quelli in cui il vero Messi doveva essere ancora forgiato. La sua confidenza col gol, rapportandola all’epoca storica, risulta alquanto sbalorditiva, per una tremenda forza d’urto che fa traballare la nomea di goleador mostruosi come Pelè, F. Puskas, G. Muller, J. Fontaine o lo stesso Romario (per tacere del mostro contemporaneo C. Ronaldo), che nei periodi più fulgidi della loro carriera davano del tu alla rete avversaria, ponendo l’asticella delle possibilità realizzative su quote da Everest. Quella quota che ormai il campionissimo argentino conosce molto bene, tanto da dimorarvi stabilmente come fosse casa sua. Per la gioia irrefrenabile dei cultori del bel calcio, spettatori fortunati di un’epoca magica nonché irripetibile, l’epoca di Leo Messi. Ad multos annos.

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