Un pensiero di rinascita per tutti.

di Francesca Marra. Una sfortuna originaria aveva infettato il mio essere. Ero nata troppo presto, costretta ad abbandonare in anticipo la culla ovattata dell’utero materno. Venuta al mondo un mese prima del normale, secca e fragile come un ramo. Solo l’incubatrice aveva garantito un respiro che il mio corpo non era in grado di generare. Rinchiusa nella mia camera avevo deciso che sarei sopravvissuta. Non fu l’unica volta.

La sopravvivenza divenne una specie di arte che ha segnato i tornanti fondamentali della mia vita, conosciuta e affermata nel giorno del funerale di mio padre, quando abbracciando la gelida bara cercavo invano di sentire il calore del suo ultimo abbraccio.

Trovare le forze al limite, sulla soglia di sparizione. Sapermi riprendere quando nessuno avrebbe puntato sulla mia sorte. Lottare, resistere, respirare.

Ecco come sono stata fatta: Resistente.

Eppure a scuola non di rado vedevo i miei compagni avanzare velocemente, restando indietro soltanto perché non ero come loro. La mia testa si rifiutava di mangiare un sapere passivo e insipido, violento.

Era una persona che faceva di ogni luogo un posto suo, e andava a fargli visita curandone i dettagli, ogni volta prima di partire.
Era una persona che rientrava per stare all’aria aperta, per “assistere” un anziano affamato di attenzione, bramoso di sguardi familiari.
Era una persona che amava ascoltare, le vite degli altri, le storie di chiunque.
Era una persona disposta ad alleggerire ogni evenienza velasse le piccole attese quotidiane, lo faceva leggendo ad alta voce, una poesia o un semplice consiglio ammutolito ma non per questo perduto.
Era una persona che amava gli animali, e osservava lo scodinzolare dei cani facendone un ritmo esperenziale, tra ambizione e realizzazione.
Era una persona allenata a vivere con gli occhi di una mosca, e la leggerezza di una farfalla.
Una creatura nascente bruco e sapiente del coraggio dovuto maturare nell’attesa di un domani meritevole. Una crescita che le permetteva di gestire le germogliate ali per raggiungere il cielo, più vicino a lei di quanto credesse, più vicino a LUI di quanto pensasse.

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2 Responses

  1. Emma M. ha detto:

    Mi associo ai complimenti per l’articolo che infonde speranza e serenità in un mondo di guerre e prevaricazioni

  2. Anonimo ha detto:

    Complimenti alla scrittrice per avere anche la forza di mettersi a nudo. Di raccontarsi. Di aprirsi pur di aiutare e fortificare l’altro.

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