Un Paese tutto da ridere.

Che l’Italia sia un Paese tutto da ridere lo sapevamo già da un pezzo e non c’era certo bisogno del bestemmione del Capodanno Rai per sentire il polso, assente, di un’azienda che va avanti a botte di repliche e programmi scadenti, dove l’unica cosa guardabile sono alla fine gli spot pubblicitari. Come non c’era bisogno del cine-panettone di un comico pugliese per toccare con mano un Paese vecchio decrepito.
La cosa drammatica è che riusciamo ancora a ridere di noi stessi e qualcuno persino a fare soldi a palate sulle nostre disgrazie! Tutto ciò perchè il profilo italico è talmente basso che ci si aggrappa al ridicolo nel vano tentativo di esorcizzare con una risata quella ripresa che non c’è, quel lavoro che non c’è, quella pensione che non ci sarà e quelle riforme che dicono di aver cambiato verso all’Italia ma che poi hanno lasciato tutto come e peggio di prima. Insomma, smog a parte, l’aria che si respira in Italia è davvero malsana! Perciò quando vediamo, muti e rassegnati, il “premier senza voto” non perdere occasione per salire sul carro del vincitore di turno e disertare sistematicamente il carrozzone Italia laddove perde pezzi ad ogni sussulto e distribuire mancette elettorali a destra e manca, quando apprendiamo, zitti e mosca, che a Milano il Comune mette a disposizione 350 euro al mese per chi si offre di ospitare a casa propria un migrante invece di aiutare le migliaia di anziani con pensioni minime che non riescono a pagare l’affitto e non hanno assistenza domiciliare e i tanti disoccupati e i genitori separati che finiscono a dormire in macchina e sono costretti a rivolgersi alla Caritas per riuscire a sopravvivere, entriamo, con la nostra indifferenza e i nostri egoismi, a far parte di un teatrino tanto triste quanto surreale che fotografa meglio di qualsiasi altra considerazione il nostro essere cittadini. Siamo un popolo che invece d’incazzarsi, ride delle proprie disgrazie. Evidentemente in un Paese sfasciato e senza speranza, affidato ad una classe politica di disarmante pochezza, la risata è catartica, la barzelletta liberatoria, la rassegnazione coatta.

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