Troppe tasse e sempre sui “soliti noti”!

Il carico della pressione fiscale pesa eccessivamente sui “contribuenti fedeli”. Lo ha detto il presidente della Corte dei Conti in audizione a Montecitorio. Con una pressione fiscale che supererà il 45% del Pil, ha spiegato, e un livello di evasione “dell’ordine del 10-12% del prodotto, ne consegue che il nostro sistema è disegnato in modo tale da far gravare un carico tributario sui contribuenti fedeli sicuramente eccessivo”. Secondo la magistratura cintabile, “ci avviamo verso una pressione fiscale superiore al 45% del prodotto, un livello che ha pochi confronti nel mondo. Le manovre di aggiustamento 2011 sulla spinta dell’emergenza hanno operato soprattutto sul lato dell’aumento della pressione fiscale piuttosto che, come sarebbe stato desiderabile, dal lato della riduzione della spesa. Una volta attenuatesi le condizioni di emergenza per poter aprire lo spazio ad una riduzione della pressione fiscale che aiuti il rilancio dell’economia ma non comprometta l’equilibrio di bilancio è necessario lavorare con tenacia e determinazione alla riduzione della spesa. Salvaguardando per quanto possibile quella sua parte che ha effetti benefici sulla propensione alla crescita. La Banca d’Italia prevede che il calo dello spread a quota 200 determinerà un aumento di un punto della crescita del Pil stimato dalla Banca d’Italia. Questo da solo sarebbe sufficiente a determinare entrate fiscali aggiuntive di importo pari a quelle attese dal previsto innalzamento di due punti dell’aliquota Iva ordinaria. Cioé risorse equivalenti a quelle necessarie per aumentare di circa un quarto la spesa per investimenti fissi delle Pa. Anche in condizioni di pareggio di bilancio e per quanto il risanamento faccia flettere lo spread ancora a lungo avremo a che fare con elevati oneri per interessi del debito. E’ necessario non rinunciare a ridurre lo stock attraverso la cessione di quelle parti del patrimonio non funzionali allo svolgimento dei compiti essenziali e non oggetto di tutele artistiche o simili”. Parola della Corte dei Conti.

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