Stipendi da fame e salario minimo garantito di 7 euro all’ora. E questa sarebbe la svolta buona?

Di rinnovare i contratti del pubblico impiego scaduti da anni, falcidiati dalla crisi economica e dalla conversione in euro, Matteo Renzi non ci pensa proprio. Ma oggi, dopo aver tagliato fuori i sindacati dalla concertazione – li ascolta ma poi fa come gli pare – vuole pure fissare il “salario minimo garantito” per tutti i lavoratori senza contratto. La somma non è stata ancora decisa, ma stando alle prime indiscrezioni dovrebbe aggirarsi intorno ai 7 euro all’ora, addirittura due, tre euro in meno di quanto prende una colf! Va da se che il salario minimo non è parametrato alla diaria di un parlamentare, ma a quella di un lavoratore dipendente che sgobba dalla mattina alla sera per portare a casa un migliaio di euro scarsi al mese!
Insomma, il governo non potendo svalutare la moneta, continua a svalutare il lavoro! E per Matteo Renzi un’ora del nostro ‘sudore’ vale appena 7 euro! Il provvedimento rientrerà nei prossimi decreti attuativi del Jobs act e riguarderà tutti quei settori che non sono già regolamentati da un contratto collettivo nazionale. Il salario minimo – che non va confuso con il reddito minimo di cittadinanza – servirebbe a fissare la soglia al di sotto della quale il datore di lavoro non può pagare un dipendente. I 7 euro all’ora andrebbero considerati netti ma non del tutto, dacchè su quella somma non bisognerebbe pagare i contributi Inps e Inail, ma si potrebbero pagare le tasse a patto di superare il tetto degli 8mila euro l’anno, uscendo dalla no tax area. Ma i sindacati, a questo punto, che ci stanno a fare? A che cosa servono più? Solo a trascrivere le spese mediche su quel “730 precompilato” che Matteo Renzi ancora non sa come farcelo arrivare?

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