Statali licenziabili? Non è con ‘meno diritti per tutti’ che si ottengono migliori condizioni di lavoro!

Da quando si mise in moto il Jobs Act che prometteva nuovi posti di lavoro barattandoli con l’abolizione dell’Articolo 18 (ti assumo a tempo indeterminato per tre anni approfittando delle agevolazioni fiscali, ma poi se non mi servi più ti licenzio come e quando voglio), in tanti hanno obiettato che sarebbe
stato giusto e sacrosanto estendere la nuova disciplina non solo ai dipendenti privati ma anche ai pubblici. Errore epocale, dacchè bisognava battersi per l’esatto contrario, ovvero, estendere quei diritti e quelle garanzie a tutti i lavoratori. Invece, in molti avevano visto nel Jobs Act l’occasione per consumare una sorta di rivalsa, di vendetta trasversale per parificare tra pubblico e privato non diritti, tutele e garanzie, ma solo l’abolizione delle medesime. Miopi o orbi? No, ciechi completi! Abbagliati dal fuoco dell’odio, dell’invidia e di una vendetta tanto cieca quanto sterile e controproducente, in quanto non è con la teoria del “mal comune, mezzo gaudio” che si garantiscono equità e giustizia erga omnes, ma estendendo quei diritti e quelle garanzie, appannaggio di pochi privilegiati, a tutti i lavoratori! Allora, il governo finì col decidere di non estendere l’abrogazione dell’Articolo 18 al pubblico impiego. Ma la novità di oggi è che la Corte di Cassazione ha, invece, emanato una sentenza secondo la quale l’abrogazione dell’Articolo 18 andrebbe applicata automaticamente anche ai dipendenti pubblici. Milioni di italiani, ovviamente quelli che non lavorano nello Stato, hanno ripreso a bruciare d’odio, a perseverare diabolicamente in quello stesso errore e ad esultare per questa sentenza, invece di lottare per ottenere le stesse garanzie di chi ritengono “privilegiato”, innescando, per contro, un autolesionistico gioco al ribasso nel mondo del lavoro: meno diritti per tutti! Ma ecco che, dopo poche ore dalla sentenza, il ministro della Pubblica Amministrazione fa sapere che il governo metterà per iscritto nel Testo Unico del pubblico impiego che “NO, la riforma non si applica ai dipendenti pubblici. Con buona pace degli invidiosi!

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