Statali. Furbetti e fannulloni licenziati in tronco, ma è la testa del pesce che puzza!

Il governo sostiene a gran voce che grazie alle sue politiche riformiste, non solo l’Italia ha cambiato verso (andate a provare prima di credergli), ma che la musica è cambiata anche nella Pubblica Amministrazione. Da oggi, infatti, grazie all’approvazione del decreto attuativo contro i “furbetti del cartellino”, fannulloni e assenteisti saranno licenziati in tronco! “È finita la pacchia! Non è più possibile che uno fa il furbo, timbra e va a casa e si fa finta di niente. Se mi freghi ti stango, se lavori bene premio il tuo lavoro.”, è lo spot del “premier senza voto”. Benissimo! Ma il problema è che il pesce puzza sempre dalla testa. Infatti i dirigenti, coloro che sono preposti a controllare, ad attuare le normative, a premiare i meritevoli e a sanzionare furbetti e fannulloni, non sono sottoposti a loro volta a controllo e valutazione: entrano ed escono dai pubblici uffici senza l’obbligo di dover timbrare il cartellino e a fine anno incassano il premio di produttività, decine di migliaia di euro, rigorosamente a pioggia e autocertificando i loro meriti. Insomma, difficile educare un popolo alla civiltà, alla correttezza e al rispetto delle regole quando esiste una classe dirigente autoreferenziale che continua a fare il bello e il cattivo tempo, al di fuori di ogni controllo e valutazione. Sarebbe interessante, invece, un “controllo incrociato” tra impiegati e capi ufficio. Se un dirigente ha facoltà di licenziare un suo dipendente e di valutarlo consegnandogli “la pagella” di fine anno, va bene, ma che la stessa opportunità venga riconosciuta anche ai dipendenti pubblici, dando loro la possibilità di controllo e valutazione del proprio capo ufficio. Chi meglio di un impiegato può stabilire se il dirigente del proprio Ufficio è persona degna, in grado di dirigere e soprattutto di proseguire la sua folgorante carriera in una corsa senza ostacoli e tutta rigorosamente in discesa?

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