Statali, 900milioni di mancia per 3milioni e mezzo di Sì.
contro i sette, otto miliardi di euro chiesti, a dire il vero senza troppa convinzione, dai sindacati di categoria. Ora, si aprirà il confronto politico che dovrà portare all’emanazione da parte della ministra Madia di una direttiva all’Aran per orientare la contrattazione. I soldi, probabilmente, non saranno l’unico ostacolo. Il primo riguarda il superamento della legge Brunetta. Il nuovo contratto, nelle intenzioni del governo, dovrà puntare molto sul salario di secondo livello, in particolare sui premi. Ora il problema è che si tratta dell’obbligo di non riconoscere “meritevoli” dell’aumento stipendiale, almeno un quarto dei dipendenti pubblici. A conti fatti un milione e mezzo rimarrebbe senza incentivo. Il ministro Madia sarebbe disponibile a inserire nella manovra una norma per congelare la Brunetta, ma solo a patto che i sindacati propongano un altro criterio di valutazione altrettanto stringente che eviti premi a pioggia. Il secondo problema riguarda il rapporto tra gli aumenti di retribuzione e il bonus da 80 euro riconosciuto a tutti i redditi fino a 26 mila euro. Il rischio è che l’aumento, anche minimo, possa far perdere a molti statali il diritto agli 80 euro. Un’ulteriore beffa che andrebbe a sommarsi a quella che invece di un ‘dignitoso’ rinnovo contrattuale, rapportato all’euro e al costo della vita, sembrerebbe la solita “mancetta elettorale” per il Sì!
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