Sostenibilità è diventata una parola vuota?

di Davide Burchiellaro. «Ho bisogno di parlare di sostenibilità, che cosa posso fare?». Questa è stata la domanda che ha accompagnato i brainstorming con i comunicatori delle aziende negli ultimi 10 anni. È una domanda che, diciamocelo una volta per tutte, oggi è improponibile. Perché andrebbe corretta così: «Che cosa posso fare per evitare che la mia azienda sia tacciata di green washing

Il green washing è quel “tradimento” molto frequente nella comunicazione, che consiste nel lanciare messaggi generici di adesione a pratiche virtuose per l’ambiente, dimenticando che regole, leggi, disciplinari sulla produzione manifatturiera sono sempre più foglie di fico. Aderire a generiche best practices sull’impatto ambientale non è considerato credibile dalla maggior parte della generazione Z e dei Millennial. Anzi, sempre più spesso è considerato un modo facile per lavarsi, appunto, la coscienza.

Oggi la parola sostenibilità è un contenitore vuoto, il cui uso smodato ha peraltro creato saturazione nella testa delle persone, inficiando anche le migliori intenzioni degli imprenditori illuminati.

Molti social media manager sanno che oggi un’azienda deve essere in grado di rispondere a domande sempre più sfidanti da parte del proprio pubblico: puoi fare un vino biologico, ma il tuo metodo rispetta le api? Puoi impegnarti a usare solo bottiglie di vetro, ma quanta acqua consumi per il rilavaggio? Puoi aumentare il benessere dei lavoratori che cuciono i tuoi pantaloni in Asia, ma che impatto chimico ha la produzione dei modelli di denim “sbiadito” sull’ambiente della zona?

Insomma, fare una buona comunicazione sui prodotti green è davvero difficile e l’effetto boomerang è sempre dietro l’angolo.

Anche perché anche in questo ambito spuntano continuamente nuovi allarmismi che, se seguiti pedissequamente, comportano rivoluzioni nella propria filiera industriale. Perché oggi nessuno parla più dell’olio di palma, dopo che ha costretto centinaia di aziende a spostare produzioni e ad accollarsi l’improvvisa povertà delle popolazioni che su quell’olio campavano?

Sono temi complessi, ma come dimostra un esempio che ho appena letto, bisogna muoversi condividendo scienza e conoscenza con chi studia davvero e non si fa condizionare dalle mode:

«Ad Amsterdam, città in perenne carenza di alloggi è partita la costruzione di 82 appartamenti, nei quali sono ben accetti gli animali selvatici, che dopo i vari lockdown hanno ben deciso di tornare a vivere in città.

In fin dei conti ci vuole poco, basta pensare prima di costruire: aggiungere pezzi di habitat necessario per molte specie non umane e consentire loro di creare nidi senza far danni alle facciate. Ne godranno diversi tipi di uccelli e pipistrelli. Basta sfruttare piccoli invasi tra i i piani per ospitare ricci e pesci».

«Stiamo puntando alla protezione di alcune specie di animali che ora in città corrono dei rischi come passeri, pipistrelli o alcuni tipi di farfalle, e abbiamo cercato di ricreare il loro habitat perfetto all’interno di questo edificio», dice Jos-Willem van Oorschot, architetto, partner e direttore di VenhoevenCS architecture+urbanism , che ha collaborato con DS Landschapsarchitecten sul design di questo condominio wild.

Il nuovo edificio, chiamato Proto-Zoöp Zeeburg , utilizza un modello unico di “zoöp” (abbreviazione di zoöperation, è una combinazione di coop e zoe, la parola vita in greco.che obbliga i capi progetto a includere sempre una innovazione che rappresenti interessi non umani.

Un progetto a terrazze, simile al milanese Bosco Verticale, ma più efficace nel creare micro-habitat con piante ad hoc e sistemi di raccolta dell’acqua piovana che serve sia per irrigare che per mantenere in salute gli ambienti acquatici.

Ecco che cosa significa secondo me non cedere al green washing: mettere insieme esperti e professionisti di diverse discipline che hanno voglia di confrontarsi con altri professionisti.

Diversamente, qualsiasi architetto avrebbe potuto creare un acquario condominiale carino, per fare bella figura con gli ospiti.

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