Riapriamo le ‘case chiuse’ abrogando la legge Merlin.

di Grazia Nonis. La prostituzione è il mestiere più antico del mondo e dobbiamo farcene una ragione. Probabilmente scomparirà solo quando l’ultimo cliente non avrà più il suo “alzabandiera”. La Signora Merlin, più di cinquant’anni fa, aveva pensato di fare la cosa giusta battendosi per la legge che ha poi abolito le “case chiuse”, restituendo libertà e dignità a donne che non si sentivano più tali:
nel bordello le prostitute erano schedate e la loro professione era indicata sulla carta d’identità, vivevano segregate lavorando ininterrottamente sei giorni la settimana, agli ordini di una capo-battona che avrebbe dovuto vigilare sulla loro salute ma che, in realtà, badava più agli incassi che alla loro integrità fisica e morale. Insomma, un vero casino di Stato. Perché, qui da noi, quando una cosa funziona male, l’unica soluzione è quella di farla sparire anziché correggerla e farla funzionare come si deve. Peccato che, cacciati dalla porta e dalla finestra, gli esiliati del sesso si son presentati all’angolo della via, sotto e sopra i ponti, nei vicoli e nei parchi. Han poi formato una piramide. In cima, le escort, ma che non si dica prostitute e quindi le chiameremo noleggiatrici della “gina”: quelle che sono mantenute da politici e dai potenti con tanto di casa, macchina e all inclusive. Quelle d’alto bordo, che “noleggiano” in zone in o in casa propria. A scendere, quelle delle vie ad alto scorrimento che espongono i meloni anteriori e posteriori come al mercato. E, per finire, quelle a tariffa pensionati vicine alle autostrade che, per convincere il cliente, gli regalano due cappucci: uno per la parte bassa… ed uno da mettere in testa ma senza buchi per gli occhi: onde evitare, al vizioso, traumi e spaventi durante l’amplesso. E’ inutile fare i bigotti e urlare allo scandalo contro chi vorrebbe riaprire le “case”. E’ forse meglio chiudere gli occhi e far finta non vedere cosa sta succedendo ad ogni angolo di strada? Lo Stato italiano, legalizzando la prostituzione, potrebbe aiutare tante ragazze che oggi sono alle mercé di papponi e di associazioni di delinquenti per lo sfruttamento della prostituzione. Potrebbe imporre visite mediche e psicologiche e aiutare quelle che vogliono cambiare vita. Potrebbe fare una legge che porti in galera, e per parecchi anni, i magnaccia recidivi e profittatori di marchette, e cioè gli ostinati del marciapiede, i profittatori senza scrupoli di donne, uomini e soprattutto minorenni. Non da ultimo, esigere il pagamento delle tasse. E sai che incassi…. In Germania, per esempio, le prostitute possono lavorare come dipendenti con un normale contratto di lavoro o come lavoratrici autonome, e le case di appuntamenti sono imprese registrate. Tuttavia, trattandosi di un mercato dove i pagamenti avvengono soprattutto in contanti, spesso le tasse sono evase. In alcune regioni hanno risolto il problema imponendo, alle prostitute, il pagamento anticipato di un tot quotidiano e riscosso direttamente dai gestori di case di appuntamenti. Da noi, purtroppo, ci si scandalizza facilmente ma non si affronta mai il problema cercando di risolverlo. Vedi alcuni slogan contro la riapertura delle “case: ”Non possiamo che esser contro ogni sfruttamento e mercificazione del corpo delle donne”. Perché oggi chi si prostituisce cosa fa? O è sfruttata o si vende! La solita ipocrisia urlata, falso-femminista e inconcludente. Come i nostri politici. Immaginiamo, solo per un attimo, che domani il Parlamento decida di regolamentare la prostituzione. La scena che ne seguirebbe è immaginabile: cartelli e striscioni di sdegno, spintoni e testate tra onorevoli e deputati, il solito scampanellio che sospende l’attività parlamentare e via di corsa tutti a casa, pardon, per qualcuno a casino, con la scorta e la escort … ops!

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