Renzi, l’elettorato mediano, la Destra e la Sinistra.

di Gerardo Lisco. La creazione di un’alternativa al sistema di potere creato da Renzi non passa attraverso la tradizionale contrapposizione destra/sinistra. Renzi Presidente del Consiglio e Segretario del PD partito che, proprio con lui, ha aderito al PSE rende difficile per non dire impraticabile il semplice richiamo a questo tipo di contrapposizione. Rispetto a questa scelta, Renzi è stato favorito dalla stessa trasformazione che il Socialismo europeo ha avuto a partire dalla fine degli anni 90. Nell’ambito dei vari partiti Socialisti l’area Liberista ha sempre di più egemonizzato il partito,

marginalizzando da una parte l’area di sinistra e dall’altra sovrapponendosi elettoralmente ai partiti politici di chiara ispirazione liberista. I partiti Socialisti, avendo dato per scontato la “Fine della storia”e il trionfo del Liberismo, hanno finito per ispirarsi al teorema di Duncan Black sull’elettorato mediano e sul principio di equilibrio di Nash. Sinteticamente il teorema di Duncan sostiene che l’esito di una votazione a maggioranza coincide con la scelta desiderata dall’elettorato mediano. Questo elettorato non necessariamente coincide con l’elettorato medio o moderato o con la classe media come la comune vulgata tende a far credere quando afferma che le elezioni si vincono al centro. Renzi, non so se consigliato o per semplice intuizione, utilizza questo sistema. Lo desumo dai provvedimenti legislativi prodotti dal suo governo. Sempre dai provvedimenti prodotti dal Governo Renzi evinco che l’elettorato mediano non coincide ne con la classe media e nemmeno con il c.d. voto moderato. Provo a spiegarmi con alcuni esempi. Il provvedimento degli € 80,00 non si rivolge alla classe media o all’elettorato moderato ma a quell’elettorato mediano che approva questo provvedimento. Stessa cosa succede per le elezioni Europee, per la c.d. riforma della buona scuola, per il Jobs Act, la legge sulle coppie di fatto ed omosessuali e così via. L’elettorato mediano è una maggioranza variabile che si traduce, di volta in volta in Parlamento, con l’approvazione a maggioranza o a colpi di fiducia di provvedimenti mirati all’elettorato mediano. Una tale azione politica e di governo è priva di una coerenza se non rispetto al risultato complessivo che si prefigge di raggiungere e cioè lo smantellamento progressivo dello Stato Democratico e Sociale nato dalla Resistenza e sancito ne Principi della Carta Costituzionale. La maggioranza che riceve dall’elettorato mediano Renzi la utilizza per far passare il modello che i ceti dominanti ispirati dalla cultura liberista gli impongono. Lo stesso Teorema di Duncan si ispira alla cultura liberista. Contestualmente molti dei soggetti sociali che fanno parte delle varie mediane elettorali, nella stragrande maggioranza dei casi finiscono con l’essere penalizzati proprio dai provvedimenti di politica economica che il Governo Renzi adotta sistematicamente. Per la stragrande maggioranza dell’elettorato mediano il consenso a Renzi non si traduce in un gioco in un miglioramento della posizione economica e sociale. L’elettorato mediano, come si evince dai dati economici, ci sta rimettendo in termini economici e di status sociale. Ciò nonostante, stando ai sondaggi, l’elettorato mediano continua a dare consenso a Renzi. Da questi dati evinco che l’alternativa a Renzi non si costruisce secondo lo schema tradizionale Destra/Sinistra. Renzi, a seconda dei casi, è di destra o di sinistra. Ignorare questo dato equivale ad avere un approccio ideologico che determina solo sconfitte. La via per costruire l’alternativa a Renzi è stata indicata proprio dal Referendum tenuto lo scorso 17 aprile. La conferma che sia questa la strada da seguire sono il nervosismo, la rabbia per non dire l’odio verso coloro che hanno promosso il referendum mostrato da Renzi durante la conferenza stampa. Dalla analisi dei flussi elettorali sul referendum risulta che l’elettorato si è mescolato. La questione ambientale è l’elemento che ha coagulato una vasta area di elettorato formato in parte anche da elettori che in altre occasioni si sono astenuti. Se adesso proiettiamo il risultato del referendum su elezioni politiche, come è stato fatto notare, 13 milioni di elettori sono di gran lunga superiori al risultato che il PD di Renzi ha avuto alle elezioni europee. La domanda è oltre la questione ambientale quali possono essere i temi sui quali l’elettorato mediano può essere intercettato per creare un’alternativa a Renzi? Fino ad ora chi ci ha provato, anche se senza successo, è stato il M5S. I temi sui quali costruire un consenso sui quali possa confluire l’elettorato mediano sono più di uno. Uno di questi è sicuramente il Mezzogiorno. Gli interessi economici che sostengono il Governo di fronte alla scarsità di risorse, come è successo all’epoca dell’unità d’Italia, tra fine 800 e 900 con il decollo industriale e durante il Fascismo, hanno deciso di sacrificare il Mezzogiorno. Le risorse economiche e finanziarie disponibili devono servire a quella parte di mondo imprenditoriale e finanziario che ha deciso di integrarsi, accettando di essere subordinato, con il sistema produttivo tedesco. Siamo in presenza di una sorta di “polonizzazione” del nostro sistema produttivo per dirla con T. Fazi e G. Iodice nel saggio “La battaglia contro l’Europa”. Altro elemento rispetto al quale è possibile costruire un’alleanza di interessi alternativi è la riforma Costituzionale e quindi il modello di Stato. Renzi mira ad accentrare potenziando l’esecutivo. L’idea è un esecutivo più forte per poter meglio realizzare il disegno della “polonizzazione” del nostro sistema produttivo. La costruzione di uno Stato regionalista è fondamentale per la costruzione di un sistema di alleanze con quelle classi dirigenti e con quei territori e pezzi di società che non vedono di buon occhio l’accentramento. Sui territori gli interessi sono molteplici. Le singole società regionali sono complesse e frammentate. C’è una parte del sistema economico locale che paga sulla propria pelle una ristrutturazione in funzione tedesca che li esclude da qualsiasi beneficio. E’ questo un sistema produttivo che avrebbe sicuramente maggiori tutele da uno Stato regionalista e non da uno Stato centralista che sacrifica una parte dei territori e della società a favore di interessi oligarchici e oligopolisti. Altri potenziali sono quelle classi sociali che i processi di ristrutturazione del sistema economico stanno massacrando. Tra queste in primo luogo c’è la classe media, comprendendo in essa anche la classe operaia. L’impoverimento progressivo di fette sempre più ampie di società sta ipotecando il futuro delle nuove generazioni figlie delle classi medie. La vicenda “pensioni” ne è la prova. I provvedimenti del Governo Renzi e ancor prima del Governo Monti ne sono la causa. La sintesi rispetto a questi e ad altri temi può essere trovata mescolando sapientemente motivi di destra e di sinistra come ad esempio i problemi che attengono l’ordine pubblico e la sicurezza. Sul piano delle politiche bisogna ritornare ad essere Keynesiani e ciò se riflettiamo attentamente è possibile anche nell’ambito dei vincoli imposti dal Patto di stabilità.

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