PRIMO MAGGIO. Il lavoro che non c’è!

Il 1° MAGGIO arriva nell’Italia senza lavoro, senza speranza e senza futuro, dopo una stagione di manovre anticrisi, di nuove tasse, di riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. La “festa dei lavoratori” si celebra in piena recessione, in un paese depresso e avvilito dove la disoccupazione è pari al 9,3%, tasso più alto dal 2004, e dove le persone senza lavoro sono 2,3 milioni. E’ difficile spiegare la strana sensazione che prova chi, non avendo più un lavoro, si trova a dover festeggiare questa giornata! Come cambiano le cose. Magari solo un anno fa aspettavi questa data per goderti una meritata pausa primaverile. Meritata sì, magari perché solo un anno prima lavoravi. Magari un anno fa quel ruolo di “lavoratore”, dandoti certezze e dignità, riusciva a farti sentire parte di qualcosa. Magari era quel “qualcosa” a dare un senso a questo giorno dedicato ai lavoratori di tutto il mondo e, quindi, anche a te. Magari, con tutti gli affanni, i sacrifici, i mugugni per i soldi che comunque non bastavano mai, questa data era una data importante. Magari la segnavi in rosso sul calendario per scandire un momento dell’anno che ti apparteneva, come l’onomastico o il compleanno. Tuo il lavoro, tuo il Primo Maggio. Già, magari… Oggi, a ricordarti che è il 1° Maggio è solo il “concertone” di San Giovanni messo in scena dai sindacati! Non lo aspetti, non lo segni, non lo celebri. Oggi non ti appartiene. Niente incontri con amici, niente celebrazioni, niente riflessioni, niente gite fuori porta, niente “meritata” pausa. Ieri non lavoravi. Oggi non lavori. Domani neppure. Non fai parte di nulla. Oggi il 1° Maggio non ha senso! Hai cinquant’anni e sei stanco di sentirti dire “assumiamo persone più giovani…”, “lei è troppo qualificato, ma le faremo sapere…”. Hai cinquant’anni e ti è rimasto ben poco da vendere ancora per sopravvivere. Hai cinquant’anni e hai rinunciato a leggere annunci di lavoro! Hai cinquant’anni o giù di lì e non volevi la luna, la casa a Montecarlo, il bunga-bunga, diamanti e conti in Tanzania. Volevi solo continuare un’esistenza tranquilla. Magari di stenti con il tuo gramo stipendio, ma tranquilla. Volevi arrivare alla pensione come ha fatto tuo padre e mettere da parte i soldi per garantirti un funerale decoroso senza pesare sui figli. Volevi solo questo. Ora non hai nulla. Niente lavoro. Niente prospettive. Niente pensione e… niente funerale. Ti hanno tolto tutto! Ridotto un inutile “senza niente”. Allora non ti resta che prendere il calendario ed eliminare questo giorno che ormai non ti appartiene. Passerai dal 30 Aprile al 2 Maggio, tanto il Primo a te non serve più! Per te, mio caro cinquantenne disoccupato, non cambierà nulla perché i tuoi giorni si susseguono uguali in quella disperante monotonia che riesce ad annullare lo scorrere del tempo, ormai immobile dal dì che su quella lettera hai letto la parola: “licenziato“!

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