Pochi ma buoni, demograficamente parlando.

di Guido Ocelli. Forse eretico, come sempre controcorrente, ma non credo stupidamente, assisto ai vari dibattiti che periodicamente insistono sui dati che ormai da anni l’ISTAT divulga sull’aspetto demografico del nostro bel Paese. Oggi siamo circa 60 milioni con 60 milioni di problemi e poche soluzioni, vediamo i dati dell’ente di statistica e ci indigniamo che i nostri cittadini non forniscono “ciccia” che pagherà le pensioni a chi c’è già, qualche “illuminato” frutta l’argomento per incentivare l’ingresso di estranei al nostro sistema, alla nostra cultura e tradizioni, altri esortano a sostegni economici senza senso e senza speranza.

Pochi e spesso nessuno sento ragionare in termini diversi, nessuno che si interessi veramente al caso, molti che blaterano riempiendosi la bocca di beltà autoreferenziale. Le questioni demografiche sono cosa seria che richiede lungimirante intelligenza senza intossicazioni ideologiche. Mettere al mondo un figlio nella nostra società vuol dire avere una prospettiva lungimirante, non una mera necessità, si mette al mondo un essere vivente che dovrà vivere, non un contribuente pensionistico.

Facciamo ora una prospettiva demografica. Oggi mettiamo al mondo un pargoletto, tra vent’anni che situazione dovrà affrontare?

Nel frattempo: Industria 4.0, innovazione tecnologica, deforestazione, inquinamento, robot al posto degli operai, auto che si guidano da sole e tanto altro.

La domanda è semplice. Saremo capaci di sostenere una nazione di 60 milioni di italiani? Io credo di no.

Per quanto riguarda la domanda di chi pagherà le pensioni, oggi non ho risposte, ma non credo che le pagheranno un esercito di disoccupati.

Poi c’è la domanda che corrode i ben pensanti: perchè gli italiani non fanno più i figli?

E giù a dire idiozie e sciolinare soluzioni. Ma qualcuno è mai andato a chiederlo veramente a chi è in età fertile? Qualcuno (specie i miei coetanei) ha un’istantanea della realtà della società giovanile di oggi? Intesa in termini di valori e prospettive, non che non ce li abbiano, ma di concretezza dei medesimi.

Quando si parla di famiglia tradizionale, in quanti capiscono veramente di cosa si tratti, a cosa si riferiscono i singoli quando se ne parla? Quanti sono quelli che vorrebbero e non possono, e quanti sono quelli che possono e non vogliono?

Coprire di indennizzi o incentivi chi decide di procreare è un atto postumo alla decisione stessa di procreare, non conosco nessuno che direbbe: “dai su, facciamo un figlio che abbiamo la maternità, l’allattamento, l’asilo e i pannolini pagati.”.

Comunque un aiuto, ma di certo non può essere un incentivo alla natalità. Il fatto è che la nostra società è cambiata radicalmente e fa bene chi è in campo a difenderla con le unghie e i denti, perchè il problema è proprio questo, non è la natalità, ma la metamorfosi che molte ideologie spingono, verso l’annullamento delle identità.

Sono anni che si lascia libero spazio alle assurdità di genere, alla decristianizzazione, alla deculturalizzazione, una vera e propria guerra all’identità nazionale, in nome di un pluralismo che ci vuole tutti delle nullità.

Non auspico tra un ventennio a un paese di 60 milioni di nullità, di cui il 50% disoccupato e analfabetizzato, la strategia demografica deve considerare oggi il paese che verrà. Anche solo 30 milioni, pochi ma buoni. Questa dovrebbe essere la nostra missione.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *