Pipì per strada: non è reato se il bisogno è impellente!

Quando scappa, scappa!!! E da quando sono stati smantellati i gloriosi “vespasiani” e trovare un bar aperto, per far fronte a prostate non più giovani e vesciche incontinenti con la scusa del solito caffè, diventa un’impresa titanica, a meno di non farsela sotto, tornano utili alberi e muri, meglio sarebbe se appartati. Forse è proprio per questo che la Cassazione ha cancellato la condanna di 200 euro di multa e assolto un 55enne, dipendente pubblico di Lamon, denunciato con l’accusa di atti contrari alla pubblica decenza. Alle ore 1.30 del 2 gennaio 2009 l’impiegato, come racconta il Gazzettino di Belluno, era stato sorpreso dai carabinieri mentre faceva i propri bisogni in una stradina vicina a un ristorante in piazza a Lamon. “Sono dispiaciuto – cercò di spiegare l’uomo – ma sono stato costretto a usare questa stradina buia come toilette perché i tentativi di utilizzare i servizi del ristorante sono falliti”. I carabinieri però non hanno voluto sentire scuse. Ora arriva la sentenza della Suprema Corte a dargli ragione: “fare pipì in luogo pubblico, per motivi impellenti, non è reato”.

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