Pensione anticipata? Sì, ma con penalizzazione!

Tenetevi forte. Il governo sta lavorando sulla riforma delle pensioni! Il problema da risolvere è legato ad uno “scalino” troppo alto, introdotto dalla riforma Fornero, che blocca il turn over. Palazzo Chigi lavora all’uscita anticipata delle donne dal lavoro dal 2016 a 62-63 anni con 35 di contributi: si tratta di una nuova “opzione donna” che prevedrebbe, invece del ricalcolo contributivo, una riduzione dell’assegno legata alla speranza di vita e pari a circa il 10% per tre anni di anticipo rispetto all’età di vecchiaia. Per i lavoratori che perdono l’occupazione a pochi anni dalla pensione si studia “l’opzione uomo”, ovvero la possibilità di accedervi con 3 anni di anticipo rispetto all’età di vecchiaia
(66 anni e 7 mesi dal 2016) con un taglio dell’assegno legato non al ricalcolo contributivo, ma all’equità attuariale, cioè al tempo più lungo di percezione dell’assegno. Lavorano, studiano… ma ci vuole tanto a capire che se non tolgono il tappo al mondo del lavoro, se non si mandano in pensione i lavoratori più anziani, per i giovani non c’è speranza di occupazione? Altresì, pur vero è che i lavoratori più anziani non possono “uscire” ad un prezzo così alto, almeno per chi attualmente percepisce stipendi prossimi ai mille euro. Le penalizzazioni previste dal governo sono devastanti sulle pensioni medio-basse, impercettibili su quelle cosiddette d’oro. La strada giusta per una più equa riforma del sistema previdenziale è sì abolire la riforma Fornero, subito, oggi stesso, ma soprattutto moralizzare stipendi e pensioni, svecchiare il mondo del lavoro pensionando senza penalizzazioni i più anziani e occupando i giovani. Ma è essenziale rivedere al rialzo gli attuali coefficienti di trasformazione del montante contributivo per garantire, a chi ha versato i contributi all’Inps per una vita intera, una pensione che sia il più possibile vicino all’ultimo stipendio percepito. E’ una questione di dignità.

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