Papa Francesco tira le orecchie al sindacato!

Lavorare meno, Lavorare tutti, era lo slogan della Sinistra, quella di Lama e Berlinguer, quella con la ‘S’ maiuscola non certo quella attuale. E oggi Papa Francesco ricorda al mondo del lavoro, ai sindacati e alla politica tutta l’urgenza di “un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare” e ha poi aggiunto che “è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti. 

Questo è un peccato grave: non dobbiamo parlare di economia di mercato, ma di economia sociale di mercato, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II”. Queste le parole del Papa nell’udienza ai delegati della Cisl, ricevuti in occasione del XVIII congresso nazionale, intitolato ‘Per la persona, per il lavoro’.

Le ‘pensioni d’oro’ sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni” – ci va giù duro Papa Francesco – “il capitalismo del nostro tempo non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell’economia, dell’impresa, della vita, dei legami e dei patti. Ma forse la nostra società non capisce il sindacato perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei ‘diritti del non ancora’: nelle periferie esistenziali“.

“Come dimostra anche la grande tradizione della Cisl, – ha detto il Papa rivolgendosi al segretario generale Furlan – il movimento sindacale ha le sue grandi stagioni quando è profezia. Ma – ha aggiunto – nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.  Un Papa comunista? No, un Papa giusto e sempre dalla parte dei più deboli!

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