Papa Francesco: La ricchezza è un bene se aiuta gli altri.

Nel tempo in cui va in onda a spese dei “soliti noti” il festival della canzone italiana e le consultazioni per la formazione di non si sa bene quale pseudo-governo orfano di sovranità popolare – laddove i Super Pagati protagonisti che si avvicendano sul palco Sanremese tutto lustrini e paillettes cozzano con la dura realtà di un Paese sempre più povero che non sa più come fare per sbarcare il lunario, e coloro che dovrebbero risollevare gli italiani dalla crisi più devastante dal dopoguerra ad oggi, che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, indebitato l’Italia fino al collo, creato disoccupazione, precariato e tanta povertà e desolazione, s’incontrano, parlano, discutono, si consultano e inciuciano per trovare il modo di spremere ancora meglio e più di prima gli italiani onesti per salvare, più che il Paese, le loro poltrone – le parole di Papa Francesco, riportate nella prefazione al libro del cardinal Muller “Povera per i poveri. La missione della Chiesa”, cadono come preziose gocce d’acqua nella bocca degli assetati: “Ci sono tante povertà ma la povertà economica è quella che viene guardata con maggior orrore. Chi non possiede denaro viene considerato nella misura in cui puo’ servire ad altri scopi. Chi di noi non si sente a disagio nell’affrontare anche la sola parola povertà? Il mondo occidentale identifica la povertà anzitutto con l’assenza di potere economico ed enfatizza negativamente questo status. Il suo governo, infatti, si fonda essenzialmente sull’enorme potere che il denaro ha acquisito oggi, un potere apparentemente superiore a ogni altro. Percio’, un’assenza di potere economico significa irrilevanza a livello politico, sociale e persino umanitario. Il denaro e il potere economico possono essere un mezzo che allontana l’uomo dall’uomo confinandolo in un orizzonte egocentrico ed egoistico. Quando invece l’uomo è educato a riconoscere la fondamentale solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini, allora sa bene che non puo’ tenere per se’ i beni di cui dispone. Quando vive abitualmente nella solidarietà, l’uomo sa che cio’ che nega ad altri e trattiene per se’ prima o poi si ritorcerà contro di lui. Vi è un originale legame fra profitto e solidarietà, una circolarità feconda fra guadagno e dono che il peccato tende a spezzare e offuscare. Compito dei cristiani è riscoprire, vivere e annunciare a tutti questa preziosa e originaria unità fra profitto e solidarietà. Quanto il mondo contemporaneo ha bisogno di riscoprire questa verità! Quanto piu’ accetterà di fare i conti con questo tanto piu’ diminuiranno anche le povertà economiche che tanto ci affliggono. Non possiamo pero’ dimenticare che non esistono solo le povertà legate all’economia non ci siamo fatti da noi stessi e da soli non possiamo darci tutto cio’ di cui abbiamo bisogno. Il leale riconoscimento di questa verità ci invita a rimanere umili e a praticare con coraggio la solidarietà come una virtù indispensabile allo stesso vivere. Solo quando l’uomo si concepisce non come un mondo a se’ stante ma come uno che per sua natura è legato a tutti gli altri, originariamente sentiti come fratelli, è possibile una prassi sociale in cui il bene comune non rimane parola vuota e astratta!” 

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