Notizie dall’estero.

di Attilio Runello.

Equador un giovane imprenditore sarà presidente.

Il ricco imprenditore 35enne Daniel Noboa ha vinto le elezioni presidenziali in Ecuador, al ballottaggio, diventando il presidente più giovane della storia del paese.

A scrutinio quasi completo ha ottenuto il 52,3 per cento dei voti, contro il 47,7 di Luisa González, la candidata di sinistra che aveva vinto il primo turno.
Noboa fa parte di Azione Democratica Nazionale, gruppo politico centrista. Governerà per meno di un anno e mezzo: sono state elezioni anticipate, convocate dopo lo scioglimento del parlamento da parte dell’ex presidente conservatore Guillermo Lasso. Lo ha fatto  nel tentativo di bloccare un procedimento di impeachment nei propri confronti.
È stato un candidato di destra, ricco imprenditore, liberale in economia
Di fatto, Noboa completerà la durata del mandato di Lasso, e a maggio del 2025 si terranno nuove elezioni (dove Noboa potrà ricandidarsi).
Nella prima tornata elettorale aveva preso meno voti della sua concorrente di sinistra. Al ballottaggio però molti elettori di altre liste lo hanno sostenuto.
L’Equador è un paese grande quasi quanto il nostro con una popolazione di diciotto milioni di abitanti.
Il paese da molti anni registra una buona crescita economica. Ha una prospera agricoltura. È il maggiore produttore di banane.
Ha un diffuso sistema industriale.che in parte si basa sull’estrazione di prodotti minerali, di cui è ricco. Il petrolio contribuisca da solo al 10%del pil.
Il tasso di disoccupazione è basso
È presente una comunità italiana di ventisettemila.redidemti impegnati nel settore dell’abbigliamento e dell’agroalimentare. Ha un buon rapporto  con il nostro paese. Esportiamo  in Equador merci per mezzo miliardo di euro.
Il nuovo presidente ha dichiarato di volere impegnarsi contro la criminalità e per una piena occupazione.

La leader dell’opposizione ha promesso collaborazione purché non si proceda alla privatizzazione.

Il re di Giordania in visita in Italia e in Germania.

Durante una visita in Germania, il re di Giordania Abdallah II ha esplicitato l’indisponibilità del regno hashemita e dell’Egitto ad accogliere rifugiati a seguito dell’inasprirsi del conflitto tra Israele e Hamas.
“Credo che i soliti sospetti stiano cercando di creare una situazione di fatto sul campo, ma la dimensione umanitaria va affrontata dentro Gaza e dentro la Cisgiordania”.
Abdallah II ha aggiunto che il Medio Oriente è “sull’orlo di un abisso” e che “la minaccia di un’espansione della guerra è reale”.
Anche nel testo riportato sul sito del governo sul colloquio fra la nostra premier Meloni e il sovrano sia pure con in linguaggio meno esplicito si esprime lo stesso concetto. Disponibilità ad aiutarli in Palestina.
Al confine con l’Egitto è presente una colonna di camion con aiuti umanitari da portare nella striscia di Gaza. Si attende una approvazione da Israele.
Le migliaia di cittadini di Gaza sull’altra parte del confine non verranno fatti entrare.
Le ragioni possono trovarsi nell’attentato effettuato da Hamas sul territorio israeliano. Centinaia di morti e oltre duecento ostaggi.
Persone che si nascondono in mezzo alla massa di quei due milioni di abitanti di Gaza.
Si stima che di tratti di ventiseimila miliziani ventimila di Hamas e seimila di Jihad.
Si possono trovare anche nella storia di cinquanta anni fa. Quella dei profughi guidati da Arafat, accompagnati da un esercito di quindicimila uomini espulso da Giordania e Libano. Oltre al tentativo di alcuni di loro di insediarsi in Kuwait al servizio di Saddam.

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