Non bastano una, cento, mille leggi per cambiare l’Italia!

L’anti-corruzione è legge. Matteo Renzi esulta: “Cambiamo il Paese costi quel che costi”. Ma magari bastasse una legge per creare più posti di lavoro, per debellare la corruzione, per sconfiggere la delinquenza e la criminalità o per far pagare le tasse a tutti! Purtroppo non è così, di leggi in Italia ce ne sono fin troppe, il problema è che pochi sono quelli che le osservano. Non basta l’ennesima legge, o un’altra “riforma” per rifondare un Paese devastato come il nostro. Soprattutto quando sono riforme che non cambiano proprio un bel niente. O peggio ancora, riforme che fanno finta di cambiare tutto, che prospettano una soluzione per ogni problema ma che, in realtà, non risolvono nulla, non cambiano proprio un accidenti di niente, anzi lasciano tutto così com’era prima e a volte peggio di prima!
La politica che prende in giro se stessa e gli italiani, e che si spaccia come diversa e migliore di quella precedente, e che illude se stessa, e che prende per i fondelli gli italiani facendogli credere che con un ‘dpcm’, un ‘dpr’, un ‘ddl’ o un ‘730 precompilato’ si possa per davvero cambiare un Paese dilaniato dalla corruzione, dall’evasione fiscale, dalla disoccupazione e da una crisi istituzionale, economica e sociale senza precedenti, è una politica inutile, complice di una classe dirigente inadeguata, responsabile della pessima gestione della cosa pubblica e dell’introduzione di una moneta unica europea che ha portato ceto medio e pmi sull’orlo del fallimento e che ha reso ancora più poveri coloro che già lo erano. Non è sufficiente apporre la pecetta “Riforma” su tutto ciò che capita tra le mani, perché una classe dirigente possa essere credibile e autorevole al cospetto degli italiani che ormai, a forza di scandali e ruberie, non credono più a niente e a nessuno e che al solo sentire parlare un politico si girano con sdegno dall’altra parte! Occorre, altresì, prendere in mano il bisturi, incidere i mali del Paese, estirpare il bubbone, progettare un nuovo schema di società più giusta, equa e solidale con chi è debole ed indifeso. Servono fatti, non parole. Non basta l’etichetta “Riforma” come garanzia di cambiamento. L’Italia, seppur definita dai più come la ‘Repubblica delle banane’, è sì arrivata alla frutta, ma non basta appiccicarci sopra il bollino “Riforma”, come fosse una Chiquita, per garantire qualità, efficacia, efficienza, onestà, capacità e competenza di un’intera classe dirigente. Il governo Renzi suona la grancassa delle “riforme” e il fracasso mediatico che le fa da eco serve solo a coprire il rumore delle saracinesche che chiudono, dei giovani che emigrano, di salari e pensioni da fame, delle ruberie e delle corruttele che imperversano in lungo e in largo per tutto lo Stivale, dei continui balzelli che l’esecutivo sforna per togliere agli italiani onesti quel poco che ancora gli rimane in tasca! Chi di dovere gigioneggia con le “Riforme” e l’Italia resta così com’era o peggio di prima! Fatti, non parole. Azioni concrete ed incisive, non slogan e spot. Questo chiedono gli italiani! L’attuale classe dirigente sarà credibile ed autorevole solo quando avrà realizzato il primo punto del programma che sta in cima alla lista delle priorità della gente per bene: consegnare ladri, evasori, corrotti e corruttori alle patrie galere, restituire l’Italia al popolo sovrano.

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