NO RENZI DAY.

È finita la luna di miele tra Renzi e gli italiani. A parte Obama, Marchionne, Confindustria, Jp Morgan e la Merkel, in pochi sono rimasti a supportarlo. Ieri è stato il giorno dello sciopero generale convocato dai sindacati di base nella pubblica amministrazione e nei trasporti locali, nella sanità, nella logistica “per la difesa dei diritti del lavoro e dello stato sociale, per difendere e applicare la Costituzione del 1948, per dire basta al governo Renzi e al massacro sociale”. Oggi, Sabato 22 ottobre, a Roma, alle 14, partirà il corteo del “No Renzi Day” da Piazza San Giovanni per trasformare il “No” al referendum costituzionale del 4 dicembre in un “No sociale” contro le politiche del governo Renzi sul lavoro, la scuola e le grandi opere. Per dire “No” alla Controriforma Costituzionale e a tutti i suoi autori nel nome del popolo sfruttato, precario, senza lavoro, impoverito, avvelenato.
Al centro della protesta, i temi “sociali” del Paese: il lavoro, la formazione e la scuola pubblica, la casa, il reddito, lo stato sociale e i beni comuni in mano pubblica. E ancora l’ambiente, la democrazia e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Ma soprattutto, ed è chiaro il riferimento dell’endorsment di Obama alla riforma di Renzi, la libertà e la sovranità democratica del popolo italiano, oggi sottoposta ad un vergognoso attacco da parte dei governi degli Usa, della Germania e dalla burocrazia della Ue. Una due giorni di mobilitazione per dire a Renzi che il «No» al referendum non è solo materia per costituzionalisti ma è l’espressione dell’opposizione alle politiche renziane! Il “No” alla Controriforma costituzionale del governo è un “No” a Confindustria, alle banche e all’Unione europea. È un no al Jobs Act, alla precarietà sociale, alla Buona Scuola, alla Legge Fornero, al Decreto Madia, alla Tav e alle Grandi Opere. E ancora, è un “No” alla distruzione dello stato sociale, alle privatizzazioni, ai tagli alla sanità, agli interventi sulle pensioni a favore delle banche, al Ttip. Un “No”, senza se e senza ma, al governo Renzi!

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