…‘na tazzulella ‘e cafè!

La pausa caffè può costare il posto di lavoro ai dipendenti. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione con una sentenza molto “amara” rivolta a tutti coloro che si concedono un break troppo “lungo” durante l’orario di lavoro. La sanzione, infatti, colpirebbe tutti coloro che, allontanandosi per un caffè, creino rallentamenti al lavoro. Quindi a buon lavoratore… pochi caffè, corti, anzi cortissimi! E – per dirla con Beppe Grillo – se si può stare senza governo, si potrà pure fare a meno di un buon caffè!? Ma sì, va bene tutto, va bene anche così e, obtorto collo, incassiamo pure questa! Certo viene da sorridere se si pensa al danno che può arrecare alle casse dello Stato il break per una “tazzullella e cafè” al cospetto del saccheggio cui è stata sottoposta la cosa pubblica in questi ultimi anni di scellerata amministrazione e di assoluto mal governo. Laddove il mettersi al servizio del bene comune ha subito una ben più lunga e perniciosa pausa lasciando il passo agli interessi strettamente personali di “casta” che hanno portato, addirittura, alla sospensione della legalità in un paese dove rubare, non pagare le tasse e frodare lo Stato con impicci, imbrogli, false invalidità e appalti truccati ha di fatto soppiantato lo Stato di diritto. Ma ormai siamo assuefatti e rassegnati a tutto e quindi che qualcuno ci “cassi” pure la pausa caffè in un clima politico ed economico dove tutto va a rotoli, non ci fa più né caldo né freddo! Anzi, in tempo di vacche magre come quello attuale, “il caffè cassato” dagli ermellini della Suprema Corte non potrà altro che far bene ai nostri nervi e soprattutto al portafoglio, messi entrambi a dura prova dalla crisi più devastante che i cittadini italiani abbiano mai conosciuto dal dopoguerra ad oggi! Se però pensiamo alla lunga pausa che la politica si sta concedendo per ottemperare alla formazione di un straccio di governo che ci faccia sapere prima possibile di che morte dovremmo morire, bè allora concedeteci almeno una “pausa camomilla”!

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