Le fiamme del Medio Oriente.

di Salvatore Falzone. In queste ore drammatiche per israeliani e palestinesi, si torna a parlare sui media del Movimento di Resistenza Islamica, ovvero di Hamas.
Cos’è Hamas?
Hamas è nato come una costola dei Fratelli Musulmani operanti nella Striscia di Gaza sin dagli anni ’60.
Il leader indiscusso è stato lo sceicco Yassin. Dapprima, questi parlava della necessità di iniziare un cammino verso la “re-islamizzazione” della società partendo dal basso. Mediante attività religiose, educative e sociali il movimento penetrava nella società palestinese, denunciando nello stesso tempo la debolezza del nazionalismo. Inizialmente, non si parlava di lotta all’occupante per il motivo di raggiungere una propria forza trainante nel lungo periodo.
Negli anni Ottanta con l’invasione israeliana del Libano, l’OLP venne allontanata (essa si stabiliva a Tunisi), generando un vuoto di potere. L’obiettivo israeliano di rompere qualsiasi rapporto tra popolazione palestinese e dirigenti dell’OLP con la ferrea legge che puniva ogni contatto, fece incanalare le simpatie della popolazione verso il movimento. Il contesto storico era favorevole: rivoluzione iraniana, invasione israeliana in Libano, allontanamento dell’OLP, furono i volani per far decollare i finanziamenti a favore del gruppo.

Con lo scoppio della prima Intifada, il movimento assunse il nome di Hamas (Movimento di Resistenza Islamica) e partecipò a diverse azioni contro gli israeliani. Ormai Hamas parlava il linguaggio islamico misto di concetti tipici del nazionalismo ed entrava in concorrenza con l’OLP e principalmente con Al Fatah. Questo partito fino a quando Arafat era in vita godeva di una grande legittimazione popolare e Hamas, pur opponendosi alle scelte del rais, non si scontrava apertamente con gli antagonisti. Hamas capiva che la storia di Yasser Arafat non avrebbe permesso di applicare un colpo di mano.
Con le delusioni del processo di pace tra palestinesi e israeliani, Hamas iniziò le azioni di lotta armata sino ad egemonizzare la violenza con la seconda Intifada. Dopo la morte di Arafat, il movimento decise di partecipare al gioco politico, contando sul fatto che il successore non avrebbe goduto del prestigio dell’anziano rais scomparso.
Così alle elezioni del 26 gennaio 2006 in Palestina, per la prima volta Hamas partecipava con propri candidati. Il verdetto delle urne, superando anche i sondaggi più favorevoli ai fondamentalisti, consegnava una straordinaria vittoria per Hamas che incassava la maggioranza assoluta dei seggi. Si trattava di un trionfo che provocherà un terremoto politico.
Una vittoria che portava il movimento alla ribalta sulla scena internazionale. Per Al-Fatah, principale rivale interno di Hamas, si trattava di una disfatta totale.
Hamas non aveva preso parte, prima d’allora, all’Autorità palestinese istituita secondo gli accordi di Oslo. Accordi che venivano visti come una capitolazione inaccettabile nei confronti del nemico israeliano, così la sua partecipazione alla vita politica palestinese veniva motivata come una conseguenza della lotta contro quegli accordi.
Nel 2007 iniziava la crisi e lo scontro armato tra al Fatah, il partito del  Presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, e Hamas, il partito del  premier Ismail Haniyeh. Di fatto avveniva la divisione politica con Hamas che governava solo nella Striscia di Gaza.
Negli anni, diversi gli scontri e i conflitti con Israele sino a questa mattina quando Hamas inaugura una nuova strategia: non solo il lancio di missili ma l’invio di gruppi nel sud di Israele a combattere.
Quello che si spera che l’Onu, i paesi arabi come  l’Egitto o la Giordania si attivino per  un cessate il fuoco.

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