Lavorare meno, lavorare tutti, altro che jobs act!

L’Italia rimane basita per i recenti dati Istat sull’aumento della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile. I ben pensanti credevano che bastasse un jobs act per dare un posto di lavoro ad amici e parenti disoccupati, ma così non è stato! Abbassare il livello di garanzie a chi un lavoro già ce l’ha e ridurne salari e diritti non è stato sufficiente a creare nuovi posti di lavoro, ma a creare più povertà e disagio sociale.
Del resto non bisogna essere dei geni dell’alta finanza per capire che spostando a 70 anni l’età pensionabile non c’è ricambio generazionale e i giovani restano a spasso confidando nel reddito di cittadinanza! Per di più, grazie alla flessibilità, i sessantenni che perdono il lavoro e non possono accedere alla pensione vanno ad ingrossare le fila dei disoccupati e i sessantenni che sono obbligati a resistere sul posto di lavoro non consentono ai giovani di iniziare a lavorare. Quello che serviva al Paese non era il jobs act, ma cancellare gli effetti nefasti della riforma Fornero e reintrodurre un meccanismo di reale flessibilità nel mercato che permetteva ai lavoratori più anziani di accedere alla pensione senza penalizzazioni, di ridurre l’orario di lavoro agli occupati e di assumere i giovani!

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