Quesito referendario: una domanda fatta apposta per farsi rispondere «Sì».

La scheda referendaria per approvare o bocciare la riforma costituzionale scritta da Matteo Renzi sotto l’egida della Troika è bella che pronta, ma la data in cui potrà essere utilizzata per votare resta ancora top secret! Il “domandone” in questione, stampato sulla scheda elettorale, riporta una domanda secca, semplice e chiara, raccolta in poche righe, di facile lettura e comprensione. Insomma, tutto il contrario del testo dell’articolo 70 della Costituzione che passa da 9 a 439 parole e che sembra
essere stato scritto con i piedi, tanto è contorto e incomprensibile. Ma Renzi, dentro le urne, ha tutto l’interesse a farsi capire al volo, ed è per questo che ha attivato la modalità “chiarezza e trasparenza” per cercare di rendere più facile la vittoria del «Sì» e meno facile la sua dipartita politica. Una frase bella, chiara e pulita che recita: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». «Sì» o «No»? Quel che si dice essere una domanda retorica, fatta apposta per farsi rispondere «Sì». Davanti ad un simile quesito solo un idiota si sognerebbe di dire «No». Se non fosse che si tratta del solito gioco di prestigio che nasconde tutta una serie di tranelli ormai arcinoti alla stragrande maggioranza degli italiani. Insomma, tutto il contrario del referendum di aprile sulle trivelle, laddove la domanda era formulata in un burocratese stretto e incomprensibile, dacchè in quella consultazione referendaria, il ‘premier senza voto’ sperava in un altro esito o non aveva messo nel piatto della bilancia il suo futuro politico: “Se perdo vado a casa”.  Ma lui, referendum a parte, ha già perso. Ha perso la faccia con tutti quegli italiani che gli hanno creduto, che hanno sperato nella rottamazione e nella riforma di un Paese sfasciato, ma che oggi, senza scomodare l’Istat, l’Ocse e le Agenzie di Rating, stanno peggio di prima e che non hanno neppure bisogno di leggere la “sua” scheda referendaria per dirgli in faccia «NO», non ci facciamo infinocchiare più!

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