La buffonata del duo Casalino-Conte su Facebook. Casalino conti i morti, non i like! E Conte faccia il premier, non l’imbonitore televisivo notturno. di Alessandro Sallusti

di Alessandro Sallusti. L’altra sera abbiamo avuto la prova di quanto il premier Conte pensi prima a se stesso e poi al bene dell’Italia. La sua conferenza stampa notturna via Facebook, gestita con cinica abilità dal fido portavoce Casalino (ex Grande Fratello), gli ha fatto fare un balzo di contatti personali sui social che appaga il suo narcisismo, non certo la sete di certezza dei cittadini. Che sono andati a letto più confusi e impauriti di quanto lo fossero prima.

Quella del duo Casalino-Conte è stata una buffonata che ha reso più ricco Facebook (azienda privata) e più povera la democrazia. Annunciare in quel modo e in piena notte ai social un decreto che ancora non c’era, dovrebbe fare sobbalzare sulla poltrona i parlamentari di maggioranza ancora prima di quelli di opposizione; dovrebbe far dichiarare lo sciopero immediato dei giornalisti del servizio pubblico, perché un premier italiano che si rispetti gli annunci li fa attraverso la tv di Stato (e a reti unificate su tutte le altre), non su una piattaforma straniera che lucra sugli accessi; dovrebbe farci chiedere se per caso Palazzo Chigi, approfittando della situazione, non sia diventata un’azienda privata nelle mani di un signore, Rocco Casalino, tanto spregiudicato quanto arrogante.

Speculare su morti e paure per guadagnare follower su Facebook e per non lasciare il palcoscenico mediatico ai governatori del Nord è da sciacalli, farlo senza motivo (lo ripeto, Conte l’altra sera non ha firmato alcun decreto urgente) è da stupidi. Casalino conti i morti, non i like. E Conte faccia il premier, non l’imbonitore televisivo notturno.

Nel merito del provvedimento, varato su pressione delle regioni maggiormente colpite, che chiude tutte le attività produttive non indispensabili (compresi gli studi professionali), in molti stanno storcendo il naso in nome delle libertà d’impresa e del rischio economico di uno stop. Ragioni valide e condivisibili, ma siamo al bivio: o chiudiamo le imprese o chiudono gli ospedali, che in molti casi non hanno più un posto neppure nei sottoscala. Una terza ipotesi non esiste. Da sano, ognuno la pensa come crede e può avere pure ragione. Ma quando a chiunque di noi (o dei nostri cari) dovesse mai mancare improvvisamente il respiro, ecco che allora ci troveremmo tutti concordi: meglio così, per fortuna che è così.

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1 Response

  1. Carlo Calenda ha detto:

    non ho mai commentato un provvedimento del Governo sul piano sanitario. Ho sempre anzi sottolineato la difficoltà che l’esecutivo affrontava nel gestire una crisi che non ha precedenti. Ma negli ultimi giorni la situazione mi sembra un po’ diversa.

    Intanto il Presidente del Consiglio che fa una dichiarazione su un decreto che ancora non c’è non va bene, non funziona così su una materia così delicata. Si scrive prima il decreto e poi si spiega cosa prevede, usando meno parole possibili di retorica. Ma questo è l’aspetto comunicativo, c’è un altro aspetto più sostanziale.

    L’impressione è che il Governo ormai stia inseguendo il diffondersi del virus. Onestamente non appare chiara la strategia per uscirne, o almeno provare a uscirne. Parlo sia di strategia sanitaria che di strategia economica. Il piano annunciato ieri dalla Germania su questo fronte è potentissimo per esempio.
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    Il Governo deve richiamare “in servizio” le persone utili, che hanno esperienza nella gestione di cose complesse. Come si fa in guerra, quando tutti danno una mano. Io stesso ho dato disponibilità a chi sta fronteggiando l’emergenza di lavorare come volontario sul tema degli approvvigionamenti.

    C’è un fronte che possono seguire solo medici e infermieri, e lo stanno facendo, ma c’è un altro fronte, logistico e gestionale, che oggi appare affidato al caso. Per stare un passo avanti al virus, e smettere di inseguirlo, vanno prima di tutto organizzate le retrovie.

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