La fine di un amore non dovrebbe mai riflettersi negativamente sui figli!
di Antonello Laiso. Ho scritto spesso su femminicidi ma questa volta lo spunto a muovere la penna virtuale è il drammatico fatto sul papa’ killer di Varese che ha ucciso suo figlio di sette anni.
Mi spingo ad alcune riflessioni personali su un tema al pari di quella gravità dei continui femminicidi, il figlicidio come vendetta.
Un qualcosa che mai potrà avere giustificazione o attenuanti nel nostro codice penale, nel nostro DNA e nella nostra coscienza.
Quella situazione avente per oggetto la contesa dei figli in affidamento, rimane talvolta il movente di un qualcosa di tragico altre volte ci sono fattori come il voler usare distruggere l’amore naturale di una madre per un figlio come forma di vendetta ad odio personale contro di lei.
La guerra tra i coniugi nei tribunali senza esclusione di colpi sovente si realizza tra perizie psicologiche dei figli, che diventano le vittime della conflittualità.
Spesso infatti questi diventano il “redde rationem” di quella guerra che loro non hanno creato pur essendoci dentro.
Alcune volte, l’affidamento fisico per uno dei due genitori, va di pari passo con un’esclusività di possesso che diventa anche mentale e non condivisibile con l’altro genitore. Un possesso esclusivo di qualcosa che non è un oggetto, ma fa parte del nostro dna. Altre volte il figlio rappresenta ancora quella catena di corda leggera di un unione familiare che anche se finito si vorrebbe i tenere in vita.
Non sono necessari trattati di psichiatria per capire che chi agisce in tale modo si sente in colpa per una rottura di un’unione matrimoniale, sia pure quando vi siano state o non motivazioni gravi da lui dipese.
L’insoddisfazione affettiva dei figli diventa così la causa della privazione di un affetto nella mente del padre folle imputabile alla separazione subita.
Una violenza che va punita, una violenza sebbene talvolta sottesa ed involontaria ad un conflitto che non potrà mitigarsi, si vendica così follemente su quella persona che piu è amata dalla moglie ovvero il figlio, per punirla.
Follia pura ma il movente è sempre lo stesso descritto dalle perizie post delitto, illustri psichiatri lo confermano sempre.
La non violenza non solo fisica ma psicologica sui figli dovrebbe necessariamente essere il leitmotiv per considerare una attenta revisione di qualcosa di reale che si sta verificando come il fatto in oggetto sempre piu spesso tra genitori separati, un qualcosa di orribile impensabile che scaturisce dalla fine di un unione che non si voleva finisse, il cui tempo ha inesorabilmente reso reale.
L’amore finito tra i coniugi non deve riflettersi mai ed assolutamente sui figli, palcoscenico innocente di un mondo loro incontaminato.
L’amore per i figli consiste nel far donare e nel permettere di donare amore all’altro genitore separato, di non farlo sentire in colpa agli occhi dei figli anche quando esiste una forte colpa, di non rendere appariscente un conflitto. Tali come osservazioni personali di chi scrive e giammai si può pensare possono esserci fantasmi di giustificazioni di un qualcosa che resta anche solo mentalmente
l’ orrore umano .
Un amore quello per i figli scritto dalla natura umana di genitore usato per vendicarsi con oblio e orrore uccidendolo?
Un amore quello per i figli deve obbligatoriamente essere condiviso anche quando non c’è più niente ma proprio niente più da condividere.
Bravo come sempre Antonello,ci terrei a sapere se sei un esperto sulla materia.