Il Var della discordia: la moviola in campo non risolve tutto, anzi …

di Pier Giorgio Tomatis. Che la Lazio e il VAR non vadano troppo d’accordo era risaputo ma l’episodio del rigore non concesso dall’arbitro Rocchi dopo l’analisi con lo strumento tecnologico lascia perplessi. Il fatto: su un cross di Immobile dal vertice destro dell’area difesa da Handanovic lo slovacco Skriniar prima colpisce la palla col ginocchio e poi nettamente con un braccio (anche se da distanza ravvicinata) e l’arbitro prima assegna il rigore e poi, con l’aiuto della VAR, ritorna sui suoi passi. Sbagliando.

Il problema sostanziale dell’azione scorretta da parte del difensore nerazzurro è proprio l’apertura delle braccia. Per evitare di correre il rischio di vedersi dare un rigore contro, i difensori che in tali situazioni fronteggiano gli attaccanti cercano di tenere le braccia attaccate al corpo anche se ciò li costringe a dei movimenti più difficoltosi e innaturali. In tal senso, è da encomio l’atteggiamento del terzino sinistro milanista Rodriguez che quando si trova di fronte a situazioni analoghe incrocia le mani dietro la schiena per evitare che le braccia possano opporre colpevolmente al pallone un ostacolo maggiore rispetto a quello fornito dal proprio corpo. Il Milan lo ha imparato in amichevole col Betis questa estate (calcio di rigore concesso da Doveri per fallo di Calhanoglu che si volta su un calcio di punizione ma allunga un braccio e colpisce la palla col gomito). Altro esempio è stato quello dell’ultimo secondo di Juventus Milan dello scorso campionato col rigore concesso per fallo di mano di De Sciglio (il braccio non era aderente al corpo) e nulla è contato appellarsi alla vicinanza e alla presunta involontarietà del gesto. Per l’arbitro Massa l’ex rossonero (ora juventino) avrebbe dovuto preoccuparsi di non andare verso il pallone con gli arti tesi ad ampliare l’ingombro del proprio corpo. Simone Inzaghi lamenta torti arbitrali per la sua Lazio e almeno nel caso in questione ha ragione da vendere.

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