Il Senato delle Regioni? Inutile e costoso, andava abolito!

di Guido Occelli. Addentrandomi sempre più nello specifico delle righe della auspicata, desiderata, implorata e inneggiata “riforma”, scopro sempre nuove e convinte ragiono per il “NO”. Un “NO” convinto perchè non mi convince e non mi da ragioni di fiducia per il meglio, una totale diffidenza nei confronti di chi l’ha voluta, chi l’ha ideata, chi l’ha scritta e di chi la sta sponsorizzando. Uno dei punti salienti di questa “novità” e “innovazione” di cui saremo chiamati tra poco più di una settimana ad esprimerci tramite il voto referendario, è la revisione delle competenze, operatività e composizione del Senato della Repubblica. Senato composto da 100 senatori, di cui 5 nominati dal Presidente della Repubblica
(prima erano 5 su 315, pari al 1,58%, ergo il 5% dei senatori votanti le leggi di competenza del Senato, non sono rappresentativi dei cittadini), un esempio su tutti, Monti è Senatore nominato a vita dal Presidente della Repubblica, senza essere stato mai votato da nessuno, e sappiamo bene che cosa vota e in che direzione, ma non ci scordiamo del senatore a vita di Giovanni Agnelli, Giovanni Leone (l’unico presidente italiano costretto alle dimissioni per lo scandalo Lockheed), Scalfaro e tanti altri che in momenti decisivi hanno fatto la differenza nei fragili equilibri del nostro paese. (l’1,58% dei voti dei senatori, dopo la sciagurata vittoria del Si, sarebbero il 5%). Cosa che sarebbe stato bene mettere in discussione in questa riforma, ma stranamente lasciata come elemento critico e aggiungerei rafforzata in merito alle proporzioni tra senatori “eletti” (se mai la legge elettorale lo vorrà) e senatori nominati. Esaminando le competenze e la capacità decisionale del nuovo Senato che ha un costo residuo non indifferente a carico dello Stato e molto probabilmente, il restante a carico delle regioni e comuni (è verosimile che un “eletto” regionale o comunale che debba recarsi in Senato a Roma, chieda e ottenga un cospicuo rimborso per la propria funzione all’autorità di riferimento di cui fa parte, regione o comune che sia, ergo i costi saranno riversati su regioni e comuni. A voi le conseguenti considerazioni). Ma fin qui siamo nell’ovvio che capirebbe anche un bambino che non sia indottrinato e offuscato dai sostenitori del Si. Il Senato avrà competenze dirette solo sul 3% delle attuali leggi, ma potrà porre una sorta di veto su tutte le altre, che però non sarà vincolante, ergo, il veto potrà essere non tenuto in considerazione e dare seguito alla legge contestata, le leggi di cui competenza diretta del Senato (il 3% rispetto all’attuali), dovranno essere in conformità alle direttive comunitarie (vedi art. 117), ergo, fate quello che volete, basta che fate quello che vi ordina la C.E., ma anche se ciò fosse, il Governo può imporre la clausola di supremazia, ergo, se il Senato dovesse legiferare in piena autonomia, il Governo potrebbe imporre questa clausola per annullare gli effetti del Senato in materie regionali e applicare i propri intenti nazionali e non rappresentativi dei singoli territori (cittadini). Senza essere un blasonato costituzionalista mi chiedo che senso abbia questo Senato e di conseguenza questo tanto proclamato risparmio che molto probabilmente non ci sarà. Con questa riforma si genera un alto ente inutile e costoso chiamato Senato delle regioni. Tanto valeva abolirlo completamente rinunciando a una casta di secondo livello. Altro che bicameralismo perfetto.

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