Il cambiamento in corso.

di Gerardo Lisco. Dai primi provvedimenti del Governo non si può che riconoscere il cambiamento in atto che interesserà in modo profondo il nostro sistema politico.
I pericoli di deriva autoritaria, razzista e fascista sbandierati da un’opposizione sbandata e incapace di comprendere i cambianti sociali che essa stessa ha contribuito a determinare – a partire dal Governo Monti – è la prova di quanto il PD, e più in generale il centrosinistra, abbia perso qualsiasi contatto con la realtà. Lo stesso sottolineare da parte del PD attraverso le affermazioni di Del Rio che il prof. Conte è “un pupazzo mosso da pupari”, la dice lunga sulla comprensione della realtà da parte del PD e del suo ceto politico.
Eppure di segnali da parte della Società italiana ne sono venuti e tanti ed altrettanti ne sono venuti dalle relazioni internazionali e dal posizionamento da parte dei singoli Stati rispetto a ciò che sta succedendo a livello globale.
Questa incapacità non riguarda solo gli ambienti “progressisti” nazionali speso pro establishment, interessa anche quelli più in generale europei. L’esempio, forse più eclatante è rappresentato da Varoufakis quando attacca il Governo italiano accusandolo di essere sostenuto da una maggioranza di destra razzista e addirittura fascista, dimenticando fondamentalmente due questioni:
1. il termine fascista va ripensato a partire da ciò che è stato il Golpe cileno del ’73 e da chi lo ha ispirato e cioè proprio quel pensiero neoliberista che è oggi il vero fascismo;
2. egli stesso è stato ministro nel Governo guidato da Tsipras sostenuto da una forza politica dichiaratamente nazionalista, antieuropeista e populista.
Per ritornare alla questione italiana, dopo che per anni abbiamo assistito al ritorno mesto dei nostri Presidenti del Consiglio dai vari meeting internazionali con la coda tra le gambe per raccontare ad un popolo sempre più smarrito che doveva fare sacrifici, abbiamo assistito a due episodi di senso completamente opposto.
Vertice del G7 in Canada: il Presidente del Consiglio prof. Conte si presenta all’incontro a “spariglia” le carte; pur dichiarando fedeltà agli alleati Europei fa da sponda a Trump rispetto all’apertura verso la Russia di Putin. Basta questo alla Germania per capire che il Conte seduto al tavolo ha deciso di giocare diversamente le carte che ha in mano.
Non così la Francia. Per bocca del suo Presidente Macron arrogante e con una buona dose della solita presunta superiorità nei confronti dell’Italia, attacca a muso duro. Macron tra tutti i capi di Governo UE è stato quello che per primo si è esposto verso il Prof. Conte chiamandolo appena ricevuto l’incarico di formare il Governo. Il motivo però va ricercato nella presunta superiorità che una certa élite politica francese ha nei confronti dell’Italia, così Macron ha pensato di fornire la propria ala protettiva al supposto imbelle Conte.
Di fronte all’autonomia di un Conte, colui che crede di essere il nuovo Charle magne, non solo ha reagito in malo modo in Canada ma ha proseguito dopo il ritorno in Europa con l’affaire Aquarius. E’ proprio la questione Aquarius la seconda vicenda che segna la svolta profonda nell’approccio alle questioni politiche e nello specifico Europee da parte di questo Governo. Dal 2014 ad oggi in Italia sono arrivati dai 600 ai 650 mila immigrati (non sto qui a fare le varie specifiche utili solo a coloro che fingono di non comprendere i termini della questione).
Tale cifra rappresenta l’1% della popolazione residente in Italia. Che non sia un’invasione è certo, che venga percepita come tale è altrettanto certo. Viene percepita come tale perché tutta questa massa di persone è stata scaricata nelle aree urbane, più in particolare in territori abitati da pezzi di società che stanno già pagando sulla loro pelle il processo di destrutturazione funzionale agli interessi del mercato.
Non a caso il PD ritenuto, non a torto, responsabile di un tale stato di cose scompare elettoralmente parlando dalle periferie per affermarsi nei quartieri “bene” delle grandi città italiane. Un tempo essere definito “pariolino” equivaleva ad essere fascista, adesso equivale ad essere un “pidiota” come direbbe un militante del M5S.
Per aver accolto questa massa di immigrati l’UE ci ha consentito di non conteggiare le risorse finanziare impegnate per l’accoglienza, sottolineo accoglienza e non integrazione, all’interno della “clausola di eventi eccezionali” scorporabili dai vincoli di bilancio previsto dal trattato di stabilità. Se questi stessi soldi fossero stati spesi in investimenti pubblici o a sostegno dell’occupazione sarebbero stati conteggiati nel debito e nel disavanzo pubblico aggravando la posizione dell’Italia.
Di fronte a un dato come questo come fa un proletario o un piccolo borghese indigeno a non indignarsi e a non contestare questo modello di Unione Europea? Questi due inaspettate prese di posizione da parte del neo insediato governo italiano, in modo chiaro e forte, evidenziano i limiti dell’attuale modello di Europa; d’altra parte proprio questo è stato da sempre l’obiettivo della Lega e dello stesso M5S. Capire gli effetti che produrranno nelle relazioni tra i vari Paesi che formano l’UE è difficile da dirsi.
Persino la narrazione, fatta in questi giorni, di una Francia isolata non è realmente tale. A partire dal G7 tenuto in Canada si è avviata una fase di negoziazione tra i vari Stati che compongono l’UE. Gli attacchi scomposti della Francia all’Italia sono parte integrante della fase negoziale in corso. La stesa posizione che sta tenendo l’Italia è parte della fase di negoziazione in corso. Per capirlo sarebbe stato sufficiente ascoltare il discorso tenuto dal Sen.
Bagnai durante il voto di fiducia al Governo. In quattro minuti ha detto cose di una lucidità e di una chiarezza unica: se la Germania chiede solidarietà per opporsi ai dazi che Trump si prepara ad introdurre deve capire che la solidarietà la deve anche dare. La questione immigrazione interesserà l’Europa per i prossimi decenni, non è un problema che può essere facilmente ignorato o frenato da “muri” simili a quelli che l’Impero romano costruiva lungo i suoi confini per fermare orde di barbari pronti a dare l’assalto.
La mia impressione è che tanto Salvini quanto lo stesso Orban siano consapevoli di questo. Dal 1970 ad oggi la popolazione dell’Africa è più che raddoppiata, il che vuol dire che in quel continente vive una massa enorme di persone giovani e cioè forza lavoro e consumatori; però l’Africa è tre volte l’Europa dall’Atlantico agli Urali ed ha una densità di abitanti per kmq che è la metà di quella Europea. Ad essere affollata è l’Europa e non l’Africa. Anche se a volte si descrive la situazione in modo diverso, il problema vero è come consentire a quelle aree di svilupparsi senza essere sfruttate deal capitalismo. Oggi l’Africa non è solo appannaggio del potere economico Europeo, ma è oggetto di interesse da parte della Cina, dell’India, delle economie Arabe e di tutti quei Paesi che negli ultimi decenni sono cresciuti economicamente.
L’immigrazione per essere accolta in Europa, non solo in Italia, richiede risorse finanziarie enormi ed i vincoli di bilancio sottoscritti con i Trattati UE le bloccano. L’Italia in tre anni ha speso 13,5 miliardi di euro: 3,6 miliardi nel 2016, 4,6 miliardi nel 2017 per il 2018 la spesa prevista arriva a 5 miliardi. Cifre di questo genere pongono una questione di giustizia sociale. L’immigrazione di massa può essere accolta solo se gli indigeni accetteranno di buon grado la riduzione del welfare, dei diritti sociali, dei salari, in una parola accetteranno di impoverirsi ulteriormente.
Una cosa di questo genere non potrà mai essere accettata di buon grado soprattutto in presenza di una crescente diseguaglianza tra coloro che abitano i vari “parioli” d’Italia e d’Europa e gli indigeni che abitano le periferie degradate d’Italia e d’Europa. Dicevo è difficile immaginare i possibili sviluppi dello “sparigliamento di carte” operato da Conte e Da Salvini. Una cosa, però, mi sembra di poter affermare e cioè che se l’Europa non sarà in grado di affrontare la questione rivedendo i vincoli imposti dai Trattati sottoscritti dai vari Stati che ne fanno parte non avrà più ragione di esistere.
Alle elites sovranazionali che dominano questa Unione Europea non è più sufficiente stigmatizzare come fasciste, razziste, xenofobe, ignoranti, ecc. masse che vedono ogni giorno ridursi le chances di vita per se’ e i loro figli. L’altruismo, la solidarietà, la coesione ancor prima che su enunciati di principio si basano su fatti molto materiali. La Lega e il M5S di fronte all’assordante menefreghismo dei ceti dominanti stanno facendo da megafono del disagio. Che riusciranno a cambiare il sistema politico italiano è certo: è la società ad essere cambiata, il come è ancora difficile da prevedere. Per il momento una buona dose di sano “amor di patria” è salutare.

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