Guerra.

di Pier Giorgio Tomatis. Guerra. Una parola semplice. Sei sole lettere. Esiste in ogni vocabolario e a ogni latitudine. Dove vive una comunità umana c’è qualcuno pronto a spronare i fratelli a combattere contro altri fratelli. C’è guerra nella Storia. C’è guerra oggi, in questo istante. Ci sarà anche in futuro. Da qualche parte nel mondo. La guerra è una coazione a ripetere del sistema ad impulsi encefalico umano.
Sembra che ogni volta che l’Uomo si trova di fronte a un forte desiderio inespresso reagisca nello stesso modo. Combattendo colui o coloro che ne impediscono il pieno soddisfacimento. La guerra è come la coda per un animale anche se non si vede e non si sente ma se ne percepisce costantemente la presenza. E io la percepisco. Strisciante. Velata. Ammantata di buone intenzioni ma figlie tutte di ipocrisia. Per chi non stesse avvertendo le mie stesse sensazioni voglio ricordare a tutti una storia che ha fatto tremare la Storia del mondo. Terminata la prima guerra mondiale, i Paesi della coalizione vincitrice decisero di far pagare immediatamente agli sconfitti (gli imperi centrali) i danni del conflitto e questo comportò seri problemi economici e sociali. In Germania l’inflazione galoppante minò la ripresa e il popolo che da sempre si sentiva dominante in Europa divenne l’ultimo e fu aiutato a predisporsi all’avvento della più feroce e ignobile delle dittature: quella nazionalsocialista. Le economie europee cominciarono a riprendersi dallo scempio della guerra soltanto nel pieno degli anni venti ma su di loro gravavano i sospetti e le paure reciproche e il legame con gli Stati Uniti (che aveva l’unica forte industria non toccata del conflitto) che con la crisi di Wall Street nel 1929 costituì il prodromo all’avvento della cultura del nazionalismo bellico quale unica soluzione al problema della sopravvivenza dei popoli. La situazione odierna, il vento della Destra che spira in Europa (e chi scrive non è affatto un socialdemocratico), la rabbia e l’intolleranza determinata da politiche economiche di rigore (leggasi repressive e depressive) ma dirottata verso l’immigrazione africana (dimenticando che è la stessa violenta collera che subirono i nostri avi che migrarono negli Stati Uniti e che dovettero fronteggiare quotidianamente dai “nativi” più recenti di loro). La guerra nasce sempre come risposta per placare gli animi di popoli che sono arrabbiati contro altri ma ciò che dispensa al suo passaggio è soltanto morte e sofferenza del tipo che non basta una intera generazione a dimenticare. Vorrei sbagliarmi ma la società occidentale così come abbiamo imparato a conoscerla fino a oggi credo sia giunta al bivio e rischia di venire spazzata via dalle contraddizioni che alimenta e ai problemi che non ha saputo risolvere ma soltanto incancrenire. Amen.

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