Giovanni Toti e Mara Carfagna alla guida di Forza Italia. 

di Redazione. Giovanni Toti scalpita, minaccia di andarsene da Forza Italia, di fare un suo partito, perchè così come è strutturata FI non va da nessuna parte. E il Cav – che non ha perso il fiuto e sente puzza di bruciato – ci mette una pezza, nominando lui e la Carfagna coordinatori di FI.

La vice presidente della Camera e il governatore della Liguria lavoreranno, quindi insieme, in un gruppo a cinque formato dal vice presidente di FI Antonio Tajani e dalle capogruppo alla Camera e al Senato Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini. Insomma, un capolavoro di equilibrismo con il quale Berlusconi cerca di tenere saldamente nelle sue mani il timone di una barca alla deriva mettendo insieme le anime nordiste e sudiste del partito, facendo rientrare in carreggiata l’area dissidente guidata da Toti.

“Forza Italia ha uno Statuto dettagliato e complesso di cui in questi ultimi anni ho tenuto conto da buon padre di famiglia ascoltando tutti, domandando a tutti, mettendo in campo una totale condivisione, molto affetto e qualche volta molta pazienza. Dopo alcuni anni come per tutte le organizzazioni vi è la necessità di tornare all’applicazione delle regole e di rivederne alcune per consentire a tutti coloro che lo desiderano di partecipare alla vita di Forza Italia. Perchè vogliono offrire un reale contributo alla vita del Paese in un momento così difficile e con un governo così incapace”.

Così Berlusconi ha spiegato che è sorta l’esigenza di un nuovo gruppo di lavoro che “in tempi brevissimi intervenga per restituire a Forza Italia l’efficacia delle origini, per renderla più pronta e capace di intercettare nuovamente il consenso dell’elettorato. Ai sensi dell’articolo 19 dello Statuto, ho quindi ritenuto opportuno dopo aver sentito molti di Voi, delegare alla Vice Presidente della Camera Onorevole Mara Carfagna e al Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, la responsabilità di coordinare l’organizzazione del Partito, sulla base delle mie indicazioni, e di curare anche il Coordinamento di un gruppo al quale verrà affidato l’incarico di redigere una proposta di modifica statutaria da presentare al Congresso Nazionale che si terrà entro la fine di quest’anno”.

Questa proposta – si legge in una nota diffusa da FI – sarà elaborata unitamente, “al Vice Presidente Onorevole Antonio Tajani, alle Capogruppo Senatrice Anna Maria Bernini e all’Onorevole Mariastella Gelmini. Il Congresso Nazionale sarà anche l’occasione per valutare l’opportunità di indire ampie consultazioni popolari in ordine alle cariche elettive. Queste deleghe, ovviamente, sono temporalmente limitate fino alla data del Congresso Nazionale. Le proposte che mi verranno prospettate le porterò all’attenzione e alla discussione del Consiglio Nazionale che si terrà in data 13 luglio prossimo“.

A sollevare i primi dubbi, però, è proprio Giovanni Toti: “Non credo che si possa fare una rivoluzione partendo da un board, si deve partire da dei contenuti e dandosi dei tempi precisi. Entro la fine dell’anno un congresso o delle primarie aperte dove tutti gli amici usciti da Forza Italia possano partecipare. Quando una nave affonda, provare a costruire una zattera è il minimo“.

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3 Responses

  1. Giovanni Toti ha detto:

    La rivoluzione in Forza Italia è già finita. Occorre una data del Congresso nazionale di Forza Italia, regole certe che portino alle primarie. Servono risposte concrete entro la manifestazione del 6 luglio o altrimenti non si va da nessuna parte e si perde tempo. Abbiamo fatto un passo avanti e due indietro, così la rivoluzione tanto annunciata è finita prima di cominciare.

  2. Cecco61 ha detto:

    Sempre piacevole ascoltarla Dott. Porro. Alcuni appunti.
    Sul caso Regeni una Procura inglese mise sotto inchiesta la professoressa che mandò il ragazzetto in Egitto ma la cosa finì nel nulla con qualcuno che gridò allo scandalo per aver inquisito la professoressa nota simpatizzante di movimenti estremisti islamici. I genitori del ragazzo furono addirittura accolti in Senato a lanciare il loro appello mentre, in contemporanea, veniva ucciso in Libia un ostaggio italiano (o due, non ricordo) ma, non essendo di fede sinistra, per lui nessun appello e tanto meno striscioni.
    Moretti, povero cristo, è certo che nulla avesse a che fare con l’incidente di Viareggio ma, il vederlo condannato, era il fine ultimo degli avvocati di parte civile. Il treno a velocità eccessiva, il giunto del vagone difettoso, e i materiali abbandonati accanto alle rotaie (che hanno forato il vagone deragliato) non contano in quanto errori e omissioni dei cosiddetti “lavoratori” che fanno caxxate e sempre difesi dai sindacati. Il caso fa il paio con la Sindaca di Genova, condannata per i morti durante l’alluvione, a causa di un ritardo di mezz’ora nel trasmettere il fax di allerta meteo alla protezione civile da parte del custode alle 9 di sera. La cosa potrebbe aver senso se avessimo un piano per allertare e far sfollare la popolazione ma, in mancanza, anche senza il ritardo i morti ci sarebbero stati lo stesso come già avveniva da 50 anni e malgrado i miliardi di lire stanziati per i lavori necessari e fatti sparire dalle precedenti amministrazioni tutte targate PCI, DS o PD.
    Come sempre in Italia si cerca un capro espiatorio da dare in pasto al popolino piuttosto che risolvere i problemi.

  3. Nicola Porro ha detto:

    Forza Italia in salsa ecologista, ecco come perdere altri voti (e intanto un grande Fedriga toglie lo striscione ipocrita su Regeni).

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