Giornata della Memoria: una commemorazione che perde di significato di fronte al genocidio di Israele contro i palestinesi.

di Mario Barbato. La Giornata della Memoria, anche quest’anno, sarà celebrata il 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945, le armate sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz e liberarono gli ebrei superstiti della furia nazista, scoprendo fosse comuni e forni crematori. Ma mai come oggi tale commemorazione perde di significato di fronte al genocidio di Israele contro i palestinesi.

Il paradosso è che, mentre il mondo si prepara a raccontare gli orrori patiti dagli ebrei, nello stesso tempo gli ebrei stanno infliggendo l’orrore ai palestinesi. L’attacco terroristico di Hamas, del 7 ottobre 2023, è stato il pretesto per condurre una “pulizia” etnica nella Striscia di Gaza, da sempre terra di conflitto tra arabi e israeliani. Un massacro che sta avvenendo con la complicità dell’Occidente e di una parte della comunità ebraica. Gli stessi che oggi bollano come antisemiti coloro che protestano contro la carneficina decisa da Netanyahu.

L’attacco dei miliziani palestinesi, che aveva causato milletrecento vittime tra gli ebrei, aveva sollevato un moto di indignazione verso Hamas, per poi accorgersi che, in tre mesi di guerra, la rappresaglia israeliana ha reso Netanyahu più odioso dello stesso Hamas. Se in quella polveriera mediorientale non erano mai morti tanti ebrei in un solo giorno, come il 7 ottobre, nessuno dei conflitti arabo-israeliani aveva mietuto tante vittime tra i palestinesi in tre mesi.

A dimostrarlo sono i dati storici. Lo scontro tra Lega Araba e Israele, del 1948, causò 6 mila morti israeliani e 10 mila arabi. La guerra tra Egitto e Israele, nel 1956, durò 8 giorni con mille caduti egiziani e 180 israeliani. Nella guerra tra Israele e Lega Araba, del 1967, persero la vita 700 soldati israeliani e 20 mila arabi. Nello scontro del 1973 tra Israele ed Egitto morirono 2.300 soldati israeliani, 12 mila egiziani e 3 mila siriani.

Numeri considerevoli, perché si tratta sempre di vite umane, ma pur sempre numeri inferiori rispetto al mattatoio messo in piedi da Netanyahu che in soli tre mesi ha causato 25mila morti tra uomini, donne e bambini, senza tuttavia sconfiggere né Hamas né i suoi miliziani. Un conflitto in controtendenza con l’evento storico che il mondo si appresta a celebrare il 27 gennaio e che rende, almeno per quest’anno, la Giornata della Memoria una commemorazione da non commemorare. Almeno fino a quando Netanyahu non verrà cacciato e condannato.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *