Eurispes ‘fotografa’ gli italiani al tempo della pandemia.

Cosa siamo e cosa sarà di noi dopo il Covid-19? Cosa pensiamo noi cittadini italiani in questo tempo di pandemia? Quale è la nostra fiducia nelle Istituzioni? Che opinione abbiamo su alcune delle misure proposte o introdotte dal Governo, sulla situazione economica delle famiglie e i consumi? Quale idea di futuro tra i giovani, il politicamente corretto, i temi etici, gli stereotipi su Nord e Sud del Paese, il mondo degli animali, le nuove abitudini alimentari, lo stalking, la salute mentale e l’uso dei farmaci, l’informazione attraverso i media, lo smart working, il cambiamento delle abitudini a causa della pandemia? La risposta a tutti questi interrogativi prova a darcela il 33° Rapporto Italia 2021 presentato dall’Eurispes.
Nelle considerazioni generali che aprono il Rapporto il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, ha voluto sottolineare: «La pandemia ha messo in discussione valori, interessi, scelte, etiche, priorità, prospettive. Ha ridisegnato alleanze, confini politici, rapporti tra Stati. Ha imposto nuovi percorsi economici e sociali. Ha messo in risalto fragilità e ritardi del sistema, inefficienze e incapacità nella gestione della complessità. Ha mostrato il fallimento delle pretese taumaturgiche delle autonomie regionali. Ma, soprattutto, ha fatto emergere la necessità di ricostruire una identità statuale compressa negli anni da una devoluzione verso il basso, le Regioni, e verso l’alto, l’Europa. Nello stesso tempo, ha archiviato l’idea che i cittadini possano sostituire efficacemente – e ad un livello etico supposto superiore – le Istituzioni politiche.

Il Covid è anche il salutare “scapaccione educativo” dato da un padre burbero e un po’ all’antica per richiamare il figlio scapestrato a più miti consigli e al senso di responsabilità. Un microscopico virus ha qualificato il gigantesco tema del futuro come “necessità” e imposto a tutte le generazioni l’urgenza di impegnarsi nella coltivazione di un pensiero a lungo termine.

Il Paese dis-organizzato, così come è oggi, non è in grado di sostenere le sfide che la pandemia ha lanciato. Senza una pacifica “rivoluzione culturale” saremo destinati all’oblio, ad una deriva dell’esserci senza essere, alla perdita di quel tanto di identità rimasta.

Intanto, crescono l’insofferenza, l’insicurezza e la ricerca di un futuro possibile, ma soprattutto la richiesta di una guida sicura che liberi il Paese dall’incertezza e dall’approssimazione con le quali è stato condotto sin dall’inizio della pandemia. L’insediamento del Governo Draghi – frutto dell’incessante lavoro del Presidente della Repubblica – è il segno della raggiunta consapevolezza, tra le diverse forze politiche, della gravità della situazione.

Istituzioni litigiose, in contraddizione o distanti tra loro diffondono un senso di sfaldamento proprio laddove, invece, dovrebbe passare la percezione di un “serrate i ranghi” a ogni livello; di qui il disagio generale, l’incertezza del presente, la paura del futuro. l’arrivo della pandemia si inserisce in un quadro di grande difficoltà di un Paese segnato da una profonda crisi economica e sociale e da una crisi demografica che assottiglia di anno in anno il numero delle nascite. Insomma, un Paese sempre più povero e sempre più vecchio che, nello stesso tempo, registra il progressivo indebolimento dei ceti medi, vera spina dorsale della democrazia.

Se, come diceva Shakespeare nel Giulio Cesare, «gli uomini in certi momenti sono padroni del loro destino», questo è il tempo di dimostrarlo dispiegando tutta la saggezza, l’impegno, il senso civico, lo spirito di collaborazione necessari senza inutili protagonismi e mettendo da parte ogni interesse personale.

Di particolare importanza sono i cambiamenti che stanno intervenendo nelle nozioni di tempo, nel rapporto tra passato, presente e futuro; come nelle nozioni di spazio, nel rapporto tra locale, nazionale, internazionale, tra virtuale e reale. Quale futuro vogliamo costruire?

La costruzione degli scenari futuri va al di là di una semplice proiezione della situazione presente: richiede una visione, una idea di futuro possibile, un sistema di valori di riferimento, in sostanza un pensiero forte in grado di guidare le nostre azioni di oggi verso una direzione ben precisa. In questo senso, valgono ancor oggi gli ammonimenti di uno dei padri della programmazione strategica, Hazan Özbekhan, co-fondatore e primo direttore del Club di Roma, 1968: «Programmare non è proiettare il presente nel futuro, ma l’opposto, avere una idea di futuro da innestare nel presente».

ECONOMIA. Ebbene in termini di economia, otto italiani su dieci (79,5%) avvertono un peggioramento dell’economia nazionale negli ultimi dodici mesi: non sorprende apprendere che la maggior parte di essi ravvisi un netto peggioramento della situazione (54,4%) e uno su quattro (25,1%) affermi che è un po’ peggiorata. L’11,6% dei rispondenti ritiene che la situazione sia rimasta stabile, mentre solo il 2,9% risponde di aver avvertito un leggero miglioramento e ancor meno un netto miglioramento (0,9%); il 5,1% non sa o non ha dato alcuna risposta. 

ISTITUZIONI. E’ pari al 57,7% la quota di cittadini italiani che hanno fiducia nel Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, miglior risultato da inizio mandato, con un aumento di 2,8 rispetto al 54,9 raggiunto lo scorso anno. La risposta “molta” fiducia raccoglie il 23,8%, più 11 punti percentuali rispetto al 2020. Nel 2021 il Parlamento ha raccolto il 34,4% dell’apprezzamento dei cittadini. Anche se il dato è pari solo ad un terzo dei consensi presso gli italiani, si tratta comunque di un notevole passo in avanti rispetto al 25,4% dello scorso anno, con un aumento quindi che sfiora 10 punti percentuali.

SMART WORKING. Potendo scegliere, la maggioranza dei lavoratori, una volta terminata l’emergenza sanitaria, vorrebbe alternare lavoro da casa e lavoro in presenza (53%); il 28% vorrebbe interrompere lo smart working, mentre il 19% vorrebbe continuare a lavorare sempre da casa. Nel complesso lo smart working è stata un’esperienza positiva: il 66,2% dei lavoratori è soddisfatto rispetto all’organizzazione del lavoro, il 62% riguardo alla gestione dei tempi e degli orari. 

GLI ANIMALI. Il 40,2% degli italiani accoglie animali nella propria casa; la tendenza è di averne più d’uno. Dal 2018 ad oggi risulta in progressivo aumento la quota di chi ha un animale: 32,4% nel 2018, 33,6% nel 2019, 39,5% nel 2020 e 40,2% nel 2021.  Le regioni del nord-ovest primeggiano per la presenza di animali in famiglia (47%). Cane (43,6%) e gatto (35,1%) sono i più amati. Il 20,7% ha ricevuto il proprio pet in dono, il 19,3% lo ha preso in un canile/gattile, il 17,1% lo ha raccolto dalla strada, il 13% lo ha acquistato in un allevamento, il 12,3% lo ha comprato in un negozio di animali, l’11,4% lo ha acquistato da conoscenti o privati, il 5,7% ha tenuto il cucciolo di un animale che possedeva già e lo 0,5% lo ha acquistato attraverso la rete.  L’anagrafe animali d’affezione registra ad oggi 12.491.263 cani, 786.732 gatti e 2.019 furetti, per un totale di 13.280.014 animali censiti (ministero della Salute). Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna attestano da sole 5.408.517 cani e 513.682 gatti. Regioni molto popolose anche Lazio (1.038.756 cani, 21.324 gatti) e Campania (934.263, 67.931). 
Il 63,4% di chi ha almeno un animale domestico spende da 31 a 100 euro al mese. Oltre la metà degli italiani, il 53,7%, decide di far sterilizzare il proprio animale domestico, cui si potrebbe aggiungere un potenziale 21,1% che non lo ha ancora fatto ma non esclude del tutto questa ipotesi. 

IL CIBO. Nel 2021 in Italia la percentuale di vegetariani vegani è dell’8,2%. A scegliere un’alimentazione vegetariana sono in misura maggiore le donne (6,9% contro il 4,7% degli uomini) mentre, se ad essere presi in esame sono i vegani, gli aderenti sono in misura leggermente maggiore maschi (2,7% contro il 2% delle donne). Le motivazioni alla base della scelta vegana o vegetariana: per il 23,1% di quanti si sono dichiarati vegetariani o vegani questa scelta si inserisce in una più ampia filosofia di vita, che non si esaurisce nell’amore verso gli animali, ma abbraccia una volontà più ampia di prendersi cura del mondo in cui viviamo. Per il 21,3% la decisione si configura come salutista, tendente al benessere dell’essere umano e per il 20,7% come rispettosa nei confronti degli animali. Le altre motivazioni che si configurano come scelta principale alla base della pratica vegetariana riguardano la tutela dell’ambiente (11,2%), la voglia di sperimentare nuovi stili alimentari (9,5%) e la convinzione di sacrificare quantità di cibo in favore della qualità, mangiando meno e meglio (5,9%).
Ad abbracciare un regime alimentare tradizionale è l’85,2% degli italiani, Tra coloro che mangiano seguendo i precetti di un regime alimentare tradizionale troviamo l’86,6% dei maschi e l’83,8% delle femmine, cui si aggiunge il 6% di uomini e il 7,3% di donne che, dopo aver provato a sposare un’alimentazione alternativa, priva di cibi contenenti carni animali hanno deciso, per scelta o per necessità, di cambiare tipologia di alimentazione. 

IL LAVORO. La maggior parte dei giovani si concentra nella ricerca di un posto di lavoro (35,2%) principalmente in un’impresa privata (23,6%) piuttosto che in una struttura pubblica (11,6%). Il rapporto Eurispes segnala tuttavia come un quarto degli intervistati desidera avviare un’attività in proprio (24,9%). Resta comunque aperto il problema dei giovani che rinunciano a programmare ogni ricerca di lavoro (13%). 

I TRASPORTI. La pandemia ha generato una comprensibile diffidenza verso i mezzi di trasporto pubblici, per loro natura promiscui e spesso affollati. Il tutto a favore dei mezzi di trasporto privato, in primis auto e motoveicoli, ma anche mezzi più snelli ed economici. Un quarto degli intervistati afferma di aver evitato i mezzi pubblici (25,4%) dall’esplosione dell’emergenza sanitaria. Il 9% ha iniziato per la prima volta a spostarsi in bicicletta, il 7,4% in monopattino elettrico, percentuali non trascurabili se si considerano le difficoltà legate alle condizioni climatiche, alle caratteristiche di molte città, per qualcuno anche ai limiti fisici. 

LE MASCHERINE. La mascherina per gli italiani e soprattutto una protezione (37,7%) e una necessità in questo momento storico (31,7%) e viene anche considerata utile (12,2%). Il 42% afferma di indossarla piu spesso possibile e il 38,5% la utilizza in tutte le occasioni in cui questo dispositivo sanitario e prescritto dalle regole; poco meno di un intervistato su dieci cerca di indossarla il meno possibile (9,9%) e una percentuale simile lo fa solo quando si sente in pericolo (9,6%).

FLE FORZE DELL’ORDINE. Nell’anno della pandemia, gli italiani continuano a nutrire fiducia nelle forze dell’ordine. E in particolare 7 su 10 (il 69,2%) esprimono apprezzamento per la Polizia di Stato. Anche in una situazione di emergenza, l’operato delle donne e degli uomini della Polizia abbia contribuito a rinsaldare il legame tra i cittadini e le istituzioni, attraverso un’azione quotidiana di prossimità, intercettando i bisogni reali della gente e profondendo umanità e buon senso nelle attività di controllo. 

Rapporto Italia Eurispes 2021: con il cashless si recuperano fino a 63,5 miliardi di euro di economia sommersaSCARICA IL RAPPORTO EURISPES

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