E’ scomparsa la scrittrice Michela Murgia.

di Attilio Runello. È scomparsa la scrittrice Michela Murgia. Ci ha lasciato dopo aver resa pubblica la notizia della sua malattia. La conosciamo come donna impegnata nel femminismo, nelle battaglie per i diritti, per aver toccato in una sua opera il tema dell’eutanasia, per sottolineare l’argomento del femminicidio, per essersi candidata alle ultime elezioni per la sinistra.

Non sapevamo invece che viene da una formazione cattolica, che ha fatto l’insegnante di religione, che si è pronunciata in passato per l’indipendenza della Sardegna e di essersi candidata nel 2014 per delle liste in Sardegna che si possono definire populiste.

Nel 2004 aveva fatto un pellegrinaggio a Loreto come animatrice, al termine di un pellegrinaggio religioso, ha realizzato uno spettacolo teatrale al quale ha assistito anche papa Giovanni Paolo II. Lo scorso giugno è stata ricevuta da Papa Francesco, al quale ha regalato il numero di Vanity Fair, su di lei, in cui ha condiviso la sua esperienza di famiglia queer. «Durante il suo discorso bellissimo – raccontò la scrittrice – Papa Francesco ha fatto una distinzione tra la bellezza estetica, che ha chiamato “cosmetica”, un trucco nel senso dell’inganno, e la bellezza che produce armonia. Quando gli ho dato il giornale gli ho detto: “Santità, le lascio questo: parla di famiglie e di armonia in tanti tipi di famiglie”. L’intero discorso del Pontefice è stato molto prezioso, inedito, con l’invito a essere disturbanti, liberi e non conformi. Non era mai successo prima: né Giovanni Paolo II né Ratzinger avevano mai invitato gli artisti a essere scomodi». Ma il primo romanzo a darle successo è Il mondo deve sapere – che fra il serio e il faceto parla di una telefonista precaria. E una denuncia dell’esasperato e forsennato ritmo di lavoro nel precariato di un call center di una multinazionale statunitense. Il romanzo è autobiografico e ha al centro il suo periodo di lavoro come operatrice di telemarketing per la Kirby che poi diventerà canovaccio per il film di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti.

Durante una intervista alla domanda di Cazzullo: la morte non le pare un’ingiustizia? aveva risposto: “No. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”.

Michela Murgia si è affermata come una delle prime scrittrici italiane ad usare i social media, per interagire direttamente con lettrici e lettori. Grazie a questa presenza attiva, ha conquistato migliaia di follower (130mila su Twitter, 460mila su Facebook e 530mila su Instagram), creando un rapporto autentico con il suo pubblico. Nel 2018, Murgia ha attirato l’attenzione sulle prime pagine dei due maggiori quotidiani italiani, il Corriere della Sera e Repubblica, denunciando attraverso i social network l’assenza di commentatrici e gli errori dei giornalisti sulla rappresentazione mediatica femminile. Queste riflessioni hanno trovato forma nel saggio Stai zitta, pubblicato da Einaudi nel 2021. Sembra sia stata segnata nella sua famiglia da un padre violento – molte sono le sue denunce di una società patriarcale – e da una Sardegna che lei considera quasi colonia dell’Italia.

Era una donna dai mille volti, una persona con una maturazione e una crescita che la ha portata ad occuparsi di svariate tematiche e molte iniziative. La sua Sardegna la ha portata sempre nel cuore e ha denunciato spesso quello che pochi sanno, che è piena di poligoni di tiro a scopo militare. E non si sa nemmeno se sperimentano nuove armi.

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2 Responses

  1. Web ha detto:

    Pace all’anima sua

  2. Libertà & Progresso ha detto:

    Riposi in pace, anche se personalmente NON CONDIVIDEVO nulla di quanto sosteneva

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