Donna.

di Francesca Marra. Ho preferito starmene in silenzio, davanti all’ennesimo evento tragico di questo paese.

Non sono riuscita a reagire subito, mi sono presa del tempo per metabolizzare.

Scrivere è la cosa che mi riesce più semplice fare, lo faccio per te, angelo innocente.

Lo faccio per me, per tutte le donne, per ognuna di noi.

Una donna che cercava di realizzare i suoi studi, di portare avanti nonostante il dolore di un lutto potentissimo, i suoi progetti. Una ragazza determinata, forte, altruista, piena di amore. Una donna che stava per raggiungere il suo primo importante titolo, quella speranza di evadere da una piccola realtà che le aveva tolto tantissimo.

Nonostante l’assenza della madre, Giulia stava per laurearsi in ingegneria. Poteva finalmente urlare al mondo intero che anche lei ci era riuscita, che le donne soffrono ma hanno tempi di reazione molto rapidi.

Perché le donne sono state abituate a soffrire, a sopportare il dolore.
Perché alla donna non è concesso stare male, fermarsi, arrendersi.
Perché la donna deve sacrificarsi se intende andare a lavorare nonostante voglia una famiglia attorno.
Perché alla donna non è concesso stare lontana dai propri figli, prendersene cura a distanza o semplicemente essere aiutata.
Perché se la donna sceglie di lavorare, deve obbligatoriamente e prioritariamente rinunciare al suo tempo libero.
Perché la donna deve stare in casa, deve badare ai figli, al loro benessere, alla loro tutela.

La donna che sceglie di cambiare questa rotta, non è una donna, ma una scapestrata, una superficiale, una che non ci tiene.

Mettiamo un freno a tutto questo, urliamo, facciamoci sentire, vi prego. Io ho paura, mi guardo continuamente attorto e non mi sento mai al sicuro. Mi sento continuamente minacciata, soltanto perché lavoro come tutti i miei colleghi maschi e porto a casa il medesimo stipendio. Ho studiato anche io, merito anche io le stesse condizioni.

Ci avete ferite, ci avete provato. Ma non vi rendete conto di quello che state lentamente bruciando. Giulia poteva essere un grandissimo esempio di vittoria, di maturità e costanza.


Nessuno merita di finire in questo modo, per gelosia, ossessione e malessere.

Andate in terapia, per favore. Non ammazzate, guaritevi, guarite. Nessuno si salva se non vuole essere salvato.

Per favore, non ce la facciamo più a morire per la vostra vita.

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1 Response

  1. Celio rm ha detto:

    Il colpevole dell’efferato omicidio non è né il patriarcato, né l’educazione sessuale e sentimentale che non ci sarebbe negli uomini in quanto tali. Il colpevole è solo e unicamente un assassino che dovrebbe restare in galera tutta la vita.

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