Democrazia alias libertà, sicurezza e protezione di tutti i cittadini.

di Riccardo Alfonso. La democrazia come schema di organizzazione ideale della politica e dello Stato è per Guglielmo Ferrero “una formula politica debole” nel senso “che può essere facilmente attaccata dal populismo e da tutti i fondamentalismi che possono far leva sui sentimenti e sulle emozioni dei popoli.”

Perché sono troppe le tentazioni a violare il patto di dominio. Perché è tendenza inevitabile del potere è quella di voler acquisire sempre più potere. Perché la classe politica è portata ad anteporre i propri interessi personali e quelli delle forze sociali dominanti, al perseguimento del bene comune.

È un passaggio difficile e contraddittorio che rende l’equilibrio delle democrazie occidentali sempre precario tant’è che la storia degli ultimi duecento anni è stata ricca di fallimenti, di episodi di cesarismo, autoritarismo e dittatura.

Oggi, sulla scia dei travagli passati, ci ritroviamo ad affrontare una crisi di identità delle democrazie occidentali che può preludere ad una perturbazione più generale delle istituzioni democratiche.

Il timore ricorrente è che la politica non sia più in grado di assicurare quel controllo e quella regolazione dei processi economici che possono garantire libertà ed eguaglianza.

Questo latente ed insidioso procedere denota un deficit nella guida morale proprio nel momento in cui ci imbattiamo in una logica economica che non conosce la democrazia a base della quale sta il principio del limite.

Per Carlo Mengardini “la democrazia sembra diventata un vestito che può essere tirato da più parti, o piuttosto un non luogo della politica dove necessariamente si transita per soddisfare i propri interessi e non per mantenere quel patto di dominio che ne è a fondamento.

La pretesa democrazia del mercato sembra sconfinare nella democrazia come mercato e questo crea le premesse di una possibile crisi dei sistemi democratici.

Non dimentichiamoci, invece, che la democrazia è la definizione delle condizioni di libertà, è pluralismo, è promozione dell’agire creativo in una molteplicità di campi. D’altra parte, né la politica né la democrazia sono in grado di accompagnare un processo la cui guida unica sembra affidata al principio dello sviluppo economico.

Uno sviluppo economico che non è più concepibile in ambiti nazionali. Ma fuori dalle culture e dai confini degli Stati nazionali, i principi della democrazia devono essere totalmente ripensati e ricostruiti venendo a mancare i due contraenti del patto di dominio, il popolo da una parte, non essendoci finora un popolo transnazionale, e una classe politica o una espressione di rappresentanza sostanziale ed effettiva di realtà sociali che vadano al di là del mondo degli interessi. In questa misura, forse l’Unione Europea potrebbe fare al caso nostro, in fatto di transnazionalità, se riuscisse a cambiare alcuni suoi paradigmi”.

 

Fonte: https://fidest.wordpress.com

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