Dal protezionismo di Trump alla UE a 2velocità della Merkel.

di Gerardo Lisco. La proposta della Merkel di una UE a due velocità registra le dichiarazioni di Fassina e di Prodi. Il primo sostiene la fuoriuscita dall’UE, il secondo l’adesione al progetto della Merkel. Entrambe le dichiarazioni hanno sia lati positivi che negativi. Le due opzioni non vanno poste in termini ideologici, bisognerebbe spiegare agli italiani i possibili costi e benefici
che scaturirebbero da ciascuna di esse. Dato per scontato che è abbastanza difficile stabilire a priori i possibili costi e benefici sarebbe opportuno adottare dei criteri di giustizia sociale secondo i quali redistribuirli. In merito mi vengono in mente i principi che Rawls enuncia in “Una Teoria della Giustizia”. In ultimo, considerato il contesto, è molto difficile proporre agli italiani ulteriori sacrifici senza un obiettivo comprensibile sarebbe pertanto opportuno un loro diretto coinvolgimento nella scelta attraverso un referendum, quantomeno, consultivo. Dalle argomentazioni di Fassina e Prodi deduco una sorta di sudditanza culturale verso l’ideologia capitalista. Sudditanza che in Prodi evinco dalla riproposizione del totem “europeista”; in Fassina da proposte in senso sovranista e protezionista. Se Prodi, sulla scia della “Terza via” di Blair, pensa tuttora di domare il capitalismo neoliberista, Fassina pensa di fare la stessa cosa con il nazionalismo. Sia Fassina che Prodi non colgono che il confronto in corso tra Germania e USA riguarda due modelli di capitalismo. Quello tedesco è il capitalismo liberista nell’accezione ordoliberista, quello USA è il capitalismo liberal – nazionalista. Sia la Merkel che Trump non pensano affatto di costruire un sistema sociale e politico più giusto e più democratico. Il fine di entrambi è quello di salvare il proprio capitalismo. Entrambi propongono agli altri Stati di scegliere l’alleato con il quale trattare e accordarsi. Il Regno Unito ha già scelto con la Brexit, in Francia ci si appresta a farlo con le elezioni presidenziali. In Italia siamo in presenza delle solite mezze verità. La crisi del neoliberismo imponendo la ristrutturazione del Capitalismo determinerà dei costi. La domanda che si pone è su chi verranno scaricati i costi? Di fronte alla mancanza di una proposta terza autonoma i costi della ristrutturazione non ricadranno sul Capitale ma sul Lavoro e nello specifico sulle classi sociali degli Stati che dovranno scegliere una delle opzioni da una posizione di debolezza. Ancora una volta il pensiero Democratico e Sociale manca l’appuntamento con la Storia. Questi sono i veri limiti che trovo sia nelle argomentazioni di Prodi che di Fassina.

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