Chi pagherà il conto alla fine dell’emergenza sanitaria?

di Redazione. Siamo ancora in piena emergenza sanitaria e adesso l’obiettivo numero uno è quello di uscirne lasciando sul campo di battaglia il minor numero di morti e di feriti. Bene, dunque, il Governo che mette giù una serie di misure economiche atte a salvare il maggior numero di vite umane, anche se questo ha un costo, un costo molto elevato. Bloccare un intero paese, lasciando aperti solo i servizi essenziali, investire in medici, infermieri, strutture, mezzi, macchinari sanitari e a sostegno di famiglie e imprese “chiuse in casa”, ha un costo che alla fine di questa tragedia sarà elevatissimo e che andrà a sommarsi all’enorme debito pubblico (che nel frattempo nessuno ci ha cancellato, ma che continua inesorabile a crescere) e a quello ‘zero-virgola’ del pil pre-coronavirus (che oggi è sceso sotto il livello del mare per andarsi a schiantare sui fondali della recessione).

E allora – a guerra finita e speriamo vinta il più presto possibile – chi sarà a pagare il conto?

La speranza dei “soliti fessi” è quella che almeno stavolta a rimetterci più di quanto ci hanno e ci stanno mettendo non siano sempre e soltanto i lavoratori dipendenti, i pensionati e i proprietari della prima e seconda casa! Costoro, dopo la batosta del Covid-19, si accontenterebbero di continuare ad essere salassati come prima, ma non più di prima: sarebbe come spremere un limone già spremuto fino all’ultima goccia!

E allora lo Stato italiano, il Fisco e chi per essi, farebbe bene a rivolgere le proprie attenzioni verso coloro che hanno maggiori risorse dei “soliti fessi”, i cosiddetti ricchi del Belpaese che – dai cantanti ai calciatori, dagli attori ai presentatori, dai grandi gruppi industriali ai grandi manager – non sanno più dove metterli i loro soldi, tanti ne hanno. Ecco, bene farebbero a metterli a disposizione del nuovo Rinascimento Italiano.

Il primo a muoversi in questa direzione – dobbiamo dargliene atto – è stato Silvio Berlusconi che ha deciso di mettere a disposizione della Regione Lombardia, tramite una donazione, la somma di 10 milioni di euro, necessaria per la realizzazione del reparto di 400 posti di terapia intensiva alla fiera di Milano (o, eventualmente, per altre emergenze).
Adesso avanti il prossimo…

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2 Responses

  1. Carol'95 ha detto:

    Se non riaprono subito i barbieri, presto saremo 60 milioni di Cugini di campagna.
    Scusate la battuta, ma se non qua è un mortorio peggio di quanto già non lo sia l’Italia intera!

  2. Gaetano Pedullà ha detto:

    Tutti noi più generosi di Silvio.
    A caval donato non si guarda in bocca e quindi grazie alla famiglia Agnelli, a Silvio Berlusconi e a Giuseppe Caprotti, figlio del fondatore di Esselunga, per aver donato dieci milioni ciascuno e respiratori da destinare ai nostri ospedali. Certo, se consideriamo i patrimoni di questi signori è stato più generoso il Movimento 5 Stelle, che in netto anticipo ha tirato fuori tre milioni. Ma nel Bene non è la misura che conta, e in questa fase dell’epidemia di Coronavirus tutti dobbiamo e possiamo fare qualcosa.

    Alle famiglie impaurite, ai lavoratori che rischiano il posto, alle imprese che non sanno se riapriranno, non si possono chiedere contributi economici, e anzi c’è da sperare che si concretizzino presto gli aiuti stanziati nella manovra da 25 miliardi per affrontare la prima fase dell’emergenza. Famiglie, lavoratori e imprese possiamo fare però ugualmente molto, non abbassando la guardia rispetto alla limitazione della circolazione imposta per fermare il contagio.

    Un’imposizione faticosa, che dopo una settimana sta diventando insopportabile, tanto che aumentano gli indisciplinati e i sapientoni che straparlano di “dittatura sanitaria”, senza vergogna per le 2.500 vittime e le altre duemila persone in terapia intensiva. Purtroppo siamo in guerra, e se per fortuna non combattiamo tra le bombe come i nostri padri e i nostri nonni, questo vuol dire fare sacrifici, non considerando in tale categoria qualche cantatina sui balconi. Dunque non molliamo la guardia, non è ancora il momento. E dopo saremo più forti e Fratelli d’Italia per davvero.

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