Beirut fa il conto dei danni.

di Attilio Runello. A Beirut dopo la grande esplosione si inizia a trarre le prime conclusioni. Innanzitutto si cercano ancora tra le macerie di estrarre persone ancora vive. I francesi hanno mandato personale esperto in queste ricerche che rimarranno il tempo necessario.
La superficie coinvolta è di circa quattro chilometri quadrati, un quinto della città. I quartieri colpiti, oltre al porto che dalle immagini sembra raso al suolo, sono quartieri residenziali.
Le vittime al momento sono 157 e cinque mila i feriti.
Non è ancora chiaro se si è trattato di un incidente o di un attentato.
L’evento colpisce il Libano in un momento di particolare difficoltà.
La popolazione è di circa quattro milioni di abitanti, di cui un milione e duecentomila a Beirut.
Il paese ha per anni promosso attività finanziarie ed è stato meta di turismo.
Importa molti beni, anche dall’Italia. Ma senza il porto questo diventerà più difficile.
Da anni ha una minoranza di rifugiati palestinesi nel sud del Libano, circa trecentomila, che vivono in situazioni di degrado e povertà. A questi di sono aggiunti un milione di rifugiati siriani. Questo fa salire la popolazione a circa sei milioni di abitanti con tanti disoccupati o persone che vivono al di sotto della soglia di povertà.
A marzo il governo ha dichiarato di non poter pagare gli interessi sul debito.
Il governo è considerato corrotto. Si tratta di tenere insieme etnie e religioni diverse. Cosa che tradizionalmente il Libano è sempre riuscito a fare.
All’interno di questo governo ci sono gli Hezbollah, secondo partito, finanziati dall’Iran, anti israeliani, praticamente uno Stato nello stato.
Gli israeliani hanno accusato Hezbollah di tenere molti missili, forse alcuni di questi si trovavano nel porto.
Ci sono anche in questi giorni manifestazioni antigovernative. Al tempo stesso molte persone spontaneamente si stanno dando da fare per ripulire la città.
Una città dove i servizi essenziali sono carenti: l’energia elettrica viene erogata solo alcune ore al giorno, l’immondizia viene ritirata senza la frequenza dovuta.
A tutto questo bisogna aggiungere che la presenza dell’enorme quantità di nitrato di alluminio che sembra assodato sia la causa dell’esplosione denota una grave negligenza, indolenza e disorganizzazione. Era ammassato in un magazzino da anni.
Un paese che sino agli anni Settanta veniva considerato la Svizzera del Medioriente rimane innanzitutto vittima di inefficienza.
Sicuramente anche il contesto internazionale non aiuta. Gli anni di guerra in Siria con cui il paese confina lo hanno privato di una realtà con cui poter commerciare. E forse è già molto che il Libano sia riuscito a rimanerne fuori.

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